Saturday, 20 April 2024

Informazione dal 1999

Economia, News

Economia distrutta, l'allarme di Idili e Di Lorenzo: la peggiore crisi in 50 anni

L'analisi della situazione della Cgil Gallura e della Cisl Gallura

Economia distrutta, l'allarme di Idili e Di Lorenzo: la peggiore crisi in 50 anni
Economia distrutta, l'allarme di Idili e Di Lorenzo: la peggiore crisi in 50 anni
Camilla Pisani

Pubblicato il 11 January 2021 alle 04:00

condividi articolo:

Olbia. Non è un mistero per nessuno che la pandemia di SARS-CoV-2 abbia profondamente cambiato l’assetto economico dell’intero Paese, decretando l’inizio di una crisi verticale di cui ancora stiamo valutando la portata e la gravità. Ma il nostro Paese si compone di infinite realtà, bolle economico-sociali con peculiarità e meccanismi propri e, in un certo senso, assoluti. La domanda è, allora: cosa sta succedendo in Gallura? E ancora oltre, cosa succede ad Olbia? Prima di inoltrarci nell’analisi dei dati statistici relativi a contratti avviati, disoccupazione e ammortizzatori sociali, è essenziale premettere quanto l’intero sistema economico locale sia fondato sul turismo e sull’indotto che questo turismo genera: al tracollo del settore turistico, quindi, si assiste allo stesso fenomeno in moltissimi altri ambiti, anche apparentemente del tutto distanti. Questa premessa fornisce già la prima chiave di lettura rispetto all’andamento dell’anno appena trascorso: con una stagione estiva iniziata a luglio e conclusa prematuramente ad inizio settembre, si è registrato un calo drastico dei contratti avviati; a pagare le conseguenze della crisi turistica sono stati soprattutto i lavoratori stagionali storici, che hanno assistito ad un sovvertimento totale dei loro equilibri economici, vedendo una stagione cortissima che si traduce in ammortizzatori sociali del tutto insufficienti. Cruciale infatti è la questione NASPI, che, essendo commisurata al tempo lavorato, diventa irrisoria: questo fattore è determinante e rischia di gettare nella povertà migliaia di famiglie, che per decenni hanno fondato il proprio equilibrio economico proprio sull’alternanza stagione turistica lunga/NASPI lunga e corposa. “L’estate è cominciata tardi - spiega Luisa Di Lorenzo (CGIL) -, ma nonostante questo e malgrado le ovvie difficoltà portate dalla pandemia, in luglio e agosto ha registrato numeri vagamente incoraggianti. Ma il ‘caso Sardegna’ esploso con l’apertura delle discoteche e il ritorno dei contagi, ha segnato una battuta d’arresto violentissima, che ha lasciato il segno per un settembre devastante”. Continua Di Lorenzo: “purtroppo la Regione è passata dall’essere covid-free a rilevare un numero di contagi preoccupante, che pesa enormemente su un sistema sanitario limitato. Ritengo che il caso Briatore sia emblematico di quanto, per salvaguardare gli interessi di pochi imprenditori, peraltro non locali, si sia stati miopi nella gestione del turismo, condannando migliaia di lavoratori stagionali a fare letteralmente la fame”. La crisi, però, non si ferma al solo settore turistico: “è l’indotto che il turismo crea, a fare la differenza. Infatti questa crisi ha coinvolto, a cascata, tutti gli altri ambiti lavorativi, dal commercio alla ristorazione. Le imprese hanno paura di assumere, non sanno cosa succederà né possono contare su grossi aiuti statali. Questo si traduce in un aumento dei contratti a tempo determinato, e in una netta diminuzione (circa il 36%) di quelli indeterminati”, commenta Di Lorenzo, che conclude con un dato amarissimo: “le categorie più svantaggiate sono i giovani under 25 e le donne. Il lavoro femminile è fortemente penalizzato, in più con l’avvento della didattica a distanza, nelle famiglie si preferisce sacrificare il lavoro della donna”. Concorda con lo scenario tratteggiato Mirko Idili (CISL), che dice: “come sistema Gallura, questa è la peggior crisi da cinquant’anni a questa parte. Un tale avvicendarsi di concause non si era mai vista: questa è non solo una crisi sanitaria, ma anche una tremenda crisi economica, che si sta velocemente trasformando in una crisi sociale senza precedenti. In quello che, in era pre-Covid rappresentava l’eldorado della Sardegna, stiamo sperimentando povertà ed esclusione sociale”. Dai dati forniti dalla Caritas Diocesana emergono numeri inquietanti: se prima dell’estate erano circa milleottocento le famiglie in difficoltà, ad oggi il numero è raddoppiato; lo stesso allarme è lanciato dall’assistenza sociale, che vede crescere esponenzialmente le fila dei suoi assistiti. “Calcolando che il sistema Gallura rappresenta il 40% dell’offerta turistica regionale - continua Idili - è immediato comprendere come una stagione partita in ritardo e chiusa in anticipo abbia messo in ginocchio l’intera categoria, con un dato percentuale di circa il 60% di assunzioni in meno rispetto all’anno scorso. Questo si traduce in un aumento vertiginoso della povertà e soprattutto dell’esclusione sociale, tema cruciale su cui, a mio avviso, bisognerebbe fondare il dialogo con la Regione”. L’orizzonte lavoro ha evidentemente subito una frattura, e sono centinaia le persone che si rivolgono ai sindacati per comprendere le procedure di accesso ai vari bonus e indennizzi, come racconta Luisa Di Lorenzo: “molti sono disperati anche perché capire i bonus è complesso, e spesso si incappa in insidie inaspettate. Gli uffici sono tutti in affanno, quando non chiusi, e i lavoratori in cerca di risposte sono tantissimi; noi cerchiamo di aiutarli, andando anche molto al di là del nostro campo”. Ma risollevarsi è possibile, stando alle parole di Idili: “le vie da percorrere sono due, per far fronte all’emergenza e all’esclusione sociale. Una è quella che vede istituire adeguate misure di sostegno al reddito, facilitando le procedure di accesso a tali misure da parte di imprese e famiglie, e l’altra è quella di creare occupazione. Paradossalmente, malgrado la pandemia, le condizioni per far ripartire l’economia ci sono; esistono risorse nelle pieghe dei bilanci della Regione, esiste una progettazione sul territorio, esistono una serie di possibilità da non sottovalutare. Su base locale, penso al piano di mitigazione del rischio idro-geologico, che non solo avrebbe un effetto positivo per la messa in sicurezza del territorio ma farebbe nascere posti di lavoro. Così anche Monte Pino, a cui io però penserei in un’ottica più ampia di rifacimento di un collegamento tra Tempio e Olbia. Ancora, penso alla Olbia-Arzachena-Palau, da ripensare con lungimiranza e ampio respiro. Continuo con la questione trasporti, fondamentale per una programmazione turistica degna, e segnatamente con la questione della vertenza Airitaly, che sembra essere rimasta chiusa in un hangar”. Crisi profondissima da una parte, opportunità di rialzarsi dall’altra: la scommessa, a questo punto, sarà battere sul tempo la “nuova povertà” che avanza a grandi passi, tenendo lo sguardo vigile sul paese reale e sulle sue concretissime difficoltà, favorendo una politica smart e orientata al lavoro e alla vera risoluzione di una frattura diventata insostenibile.