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Cronaca

Coronavirus, l'appello di Giulia ai giovani olbiesi: "stiamo a casa, riguarda anche noi"

Coronavirus, l'appello di Giulia ai giovani olbiesi:
Coronavirus, l'appello di Giulia ai giovani olbiesi:
Giulia Padre

Pubblicato il 10 March 2020 alle 19:58

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Olbia, 10 marzo 2020 - In questi giorni si susseguono decreti e ordinanze per cercare di contenere un’epidemia che non ha confini e sta facendo danni di cui sentiremo gli effetti per lungo tempo.

Anche nella nostra città i provvedimenti iniziano a farsi sentire: le strade sono più vuote, molti locali sono stati chiusi, fuori dai supermercati la gente aspetta in fila il proprio turno. Ma come dovremmo reagire a questanuova situazione?

Io sono una ragazza di Olbia che come tanti miei coetanei studia da fuori sede, nel mio caso a Milano.

Anche io faccio parte delle persone che sono tornate in Sardegna a causa del virus. Anche io, come molti, ho deciso di affrontare un periodo di quarantena a casa, per tutelare me stessa e i miei cari.

E anche se ormai i miei 14 giorni di isolamento sono finiti, io continuo a stare a casa, perché adesso il virus è arrivato anche qui e se non facciamo la nostra parte le conseguenze saranno pesantissime.

Il messaggio che mi preme trasmettere a tutti i miei coetanei è che la situazione non va sottovalutata: l’epidemia che è in corso in questi giorni riguarda un virus nuovo, i cui effetti non sono prevedibili.

Non disinteressatevi, non pensate solo a voi stessi. Non nascondetevi dietro il mito del “muoiono solo i vecchi, i giovani non sono contagiati”, perché non c’è nessuna certezza della veridicità di queste affermazioni. Proprio oggi è uscita la notizia di un 18enne in terapia intensiva… allora forse è un problema che riguarda anche noi, no?

Per il momento, rinunciamo tutti insieme alle nostre abitudini: non ci servono aperitivi, o cene con 20 persone, possiamo vivere senza shopping nei centri commerciali, senza fast food, e senza affollarci in parchi e spiagge.

Penso che tutti noi siamo consapevoli del fatto che i nostri ospedali non abbiano le stesse capacità di risposta delle regioni del Nord Italia.

Stiamo a casa e riscopriamo noi stessi, quante volte diciamo di non aver il tempo di fare niente?

Riscopriamo vecchi hobby, vediamo di nuovo cosa si prova ad annoiarsi e doversi inventare strategie per passare il tempo.

Riscopriamo la nostra famiglia, i giochi di carte e quelli da tavolo, riprendiamo in mano la chitarra o le matite per disegnare, guardiamo film e serie tv, i più temerari come me, studiano anche.

Insegnate ai nonni ad usare il computer, o spiegate alla mamma cosa sono i meme. Stiamo uniti e facciamo noi d’esempio agli altri: solo con comportamenti virtuosi torneremo alle nostre vite normali.

Sono giorni difficili, che sembrava che da noi non arrivassero mai. Chi ci pensava che un virus partito dalla Cina, un paese lontanissimo, arrivasse qui da noi, in un piccolo paradiso di Isola.

Qui gli effetti di una vita frenetica si sentono meno: abbiamo il mare, che ci fa da casa senza pareti, abbiamo campagne sconfinate, dalle quali raccogliamo frutti genuini, e montagne, dove respiriamo aria buona, cosa che nel mondo di oggi è un vero privilegio.

Cerchiamo allora di proteggerci, l’uno con l’altro: ascoltiamo le istruzioni delle autorità competenti, non creiamo ulteriori rischi per noi stessi. Stiamo a casa, per noi, per i nostri anziani e i nostri malati, e soprattutto per i nostri medici, cosicché gli sforzi che tutto il personale sanitario sta facendo da tre settimane a questa parte non siano vani, ma una salvezza per tutti noi.