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Cronaca

Bullismo in Gallura. Storia di Alessio: picchiato, umiliato, bocciato.

Bullismo in Gallura. Storia di Alessio: picchiato, umiliato, bocciato.
Bullismo in Gallura. Storia di Alessio: picchiato, umiliato, bocciato.
Angela Galiberti

Pubblicato il 15 June 2017 alle 12:59

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Olbia, 18 giugno 2017 - Schiaffi, minacce di morte, umiliazioni, insulti omofobi o sessisti, coltelli in classe, violenza psicologica e fisica, ma soprattutto tanta indifferenza da parte degli adulti. Questa è la storia di un ragazzino gallurese, residente in un centro del Nord Est Sardegna, vittima di bullismo.È la storia di un genitore, che noi chiameremo Manuela, che lotta per suo figlio ed è la storia di una scuola che sottovaluta il problema e che alla fine punisce la vittima e premia il branco.

Siamo in una scuola media gallurese, anno secondo: una classe scalmanata e senza regole dove i docenti abdicano al loro ruolo di educatori.È la classe in cui Alessio (nome di fantasia) compie il suo percorso verso l'adolescenza e l'età adulta. Dagli 11 ai 13 anni non si è né carne né pesce: si è troppo grandi per essere bambini, ma si è troppo piccoli per essere ragazzi.È l'età più difficile, quella delle prime ribellioni e dalla prima tanto sospirata indipendenza, ed è anche l'età dove il bullismo viene fuori con tutta la sua violenza.

Alessio è ragazzino intelligente, ma fragile: quel tipo di fragilità che, di fronte ai bulli, diventa immediatamente linfa vitale per aggressioni di ogni genere. "Mio figlio non è un santo - racconta Manuela -, è un ragazzo vivace ma non è un violento. Ha subito di tutto, abbiamo chiesto aiuto alla scuola, abbiamo denunciato alle forze dell'ordine il problema e come risposta siamo stati ignorati e isolati".

Nella classe di Alessio la sopraffazione è cosa normale: la maggior parte dei ragazzini subisce in silenzio mentre uno sparuto gruppetto di bulli fa il bello e il cattivo tempo. Alessio subisce ogni genere di angherie: gli rubano il materiale scolastico, gli abbassano i pantaloni, lo prendono a "manate" in faccia, lo minacciano di morte. Le angherie sono continue, insistenti: si passa dalla violenza fisica a quella psicologica in modo permanente e variegato. Gli insulti sessisti e omofobi si sprecano.

"Mio figlio è stato sospeso diverse volte per cumulo di note.È stato punito per aver detto una parolaccia o per altri fatti di poco conto, tutti gli altri non hanno mai subito una punizione - racconta Manuela -. L'episodio più grave è avvenuto l'anno scorso. Un compagno gli ha buttato a terra tutto il suo materiale. Lui si è chinato a raccoglierlo ed è stato spinto. Si è rialzato e il suo compagno l'ha preso per i capelli egli ha sbattuto la testa al muro con violenza. Tutto questo è avvenuto mentre il docente era in classe. Docente che ha riferito di non aver visto nulla".

A stupire è il contesto nel quale si svolge la storia di Alessio. Nella sua classe c'è un ragazzino che si masturba durante le lezioni, un altro ragazzino importuna i compagni, un altro fuma in classe, un altro gira con un coltello. La violenza colpisce anche altri studenti: una ragazzina è stato picchiata e altre vengono continuamente vessate, ma tutto passa in cavalleria. I bulli, gli scalmanati, i violenti non vengono redarguiti dai docenti: gli unici provvedimenti presi sono contro le vittime che vengono ostracizzate e isolate. Lo stesso avviene fuori dalla classe, tra i genitori: Manuela viene isolata dalle altre madri, qualcuna non la saluta nemmeno. La regola è l'omertà: chi parla, chi denuncia, chi si lamenta viene punito.

"Io sono la rompiscatole - dice Manuela -. Mio figlio, sono la prima a dirlo, non è un santo, ma qua si è andati oltre. Alessio è stato l'unico della sua classe ad essere bocciato. L'unico. Tutti gli altri, bulli compresi, sono stati promossi".

Alessio nell'ultimo anno ha subito un cambiamento repentino: da ragazzo vivace, ma tutto sommato studioso, a ragazzino ribelle e svogliato. "La bocciatura è stata una conseguenza - dice Manuela -. Non ha studiato e sono la prima a dire che è una sua responsabilità, ma qua ci sono dei docenti e dei dirigenti che hanno sottovalutato il problema e che alla fine hanno punito solo lui. Credo però che questa bocciatura sia anche un segnale per me, la rompiscatole. Quella che è andata a denunciare".

Ciò che stupisce in questa storia è la totale assenza dell'adulto, sia esso docente o genitore. I ragazzini sembrano essere completamente abbandonati a loro stessi, in un loro universo privato dove vi è una gerarchia ferrea e letale. "Mio figlio non parla con me - continua Manuela -. La maggior parte dei fattili ho ricostruiti tramite altre persone. Anche tra i ragazzini stessi c'è molta omertà. Ci hanno riunito più volte per dirci che questa era una classe difficile, ma i docenti non hanno fatto niente per cambiare le cose. Hanno sottovalutato tutti il problema e alla fine l'unico a pagare è Alessio".

Alessio che pur di farsi accettare dai bulli (e forse perché si è sentito abbandonato dagli adulti) ha scelto la "ribellione" e ha perso un anno di scuola.