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Cronaca

Bando Croce Rossa, le riflessioni del Comitato 18/11

Bando Croce Rossa, le riflessioni del Comitato 18/11
Bando Croce Rossa, le riflessioni del Comitato 18/11
Angela Galiberti

Pubblicato il 21 November 2014 alle 13:19

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Olbia, 21 Novembre 2014 - In questo anno di lavoro, il Comitato 18/11 non ha fatto parlare di sè per la voce grossa o per le iniziative eclatanti o fuori dalle righe: Patrizia Piselli e Rossela Liggeri hanno lavorato in silenzio, costruendo relazioni e studiando una materia complessa e ostica. Oggi, però, Patrizia e Rossella hanno deciso di parlare in prima persona su una questione molto importante che sta creando un fiume di polemiche: il bando della Croce Rossa relativo ai 5milioni di euro donati agli alluvionati da tanti italiani generosi. Un bando che impone dei criteri molto restrittivi e che non soddisferà mai l'immensa platea dei cittadini colpiti dal ciclone Cleopatra. "Prendiamo visione del bando tanto atteso, quello che a un anno di distanza, dovrebbe distribuire i soldi raccolti dalla Croce rossa italiana. Fatti due conti sapevamo che la cifra che sarebbe potuta spettare a ogni singolo nucleo famigliare, non poteva essere alta, ne tanto meno risolvere i problemi delle persone - scrive il Comitato 18/11 attraverso Patrizia Piselli e Rossella Liggeri -. La sorpresa è che il bando parla il burocratese, ha come concetto principale una premialità a ribasso e non considera un concetto che riteniamo fondamentale: si tratta di soldi provenienti da donazioni e non fondi pubblici. Va da se che non è condivisibile utilizzare quale criterio di assegnazione l’ISEE". Le due portavoce del comitato, però, vanno a fondo e toccano il vero nocciolo del problema. "I tre criteri individuati sono manchevoli in numerosi aspetti. Non ci addentriamo nel primo criterio quello che riguarda i famigliari delle vittime - scrivono le due portavoce -. Il secondo criterio individuato nel bando, assegna dei fondi alle prime abitazioni, anzi, come da bando abitazione abituale e continuativa che sia stata distrutta in tutto o in parte, ovvero sia stata sgombrata. Sono evidentemente escluse le seconde case, e percepirà qualcosa solo chi ha avuto l’ordinanza di sgombro, il che esclude un’altra grossa porzione di nuclei famigliari. Rimangono esclusi i proprietari di case date in locazione: non è casa principale e l’ordinanza di sgombro riguardava spesso i locatari. Rimangono esclusi gli immobili che hanno subito danni, che non hanno avuto ordinanza di sgombro per vari motivi. Molti hanno rinunciato perché hanno preferito rimanere nei piani alti delle case, o perché non avevano la possibilità di affittare anche momentaneamente altri appartamenti (si aggiungevano costi ai costi, la ristrutturazione e l’affitto) Questi sono solo alcuni esempi". Il bando, dunque, è fortemente discriminatorio e non tiene conto che il ciclone non ha guardato in faccia a nessuno. "Passiamo ai rimborsi, e d’ora in avanti diremo obolo, perché di donazione si tratta e non di rimborso, per i beni mobili registrati - continuano Patrizia Piselli e Rossella Liggeri -. I criteri sono rigidi, ci giungono numerose segnalazioni in merito all’assenza del verbale di autorità pubblica che ha attestato il danno. Chi segnala dice: Noi abbiamo perso tre macchine, quel verbale non c’è l’abbiamo, non abbiamo avuto il tempo (la casa era invasa dal fango) ne la lucidità di farlo, anche perché nessuno, un anno fa, aveva il sospetto che potesse servire questo documento per avere qualcosa. Vi è una categoria che nessuno ha ancora considerato. Chiosando sugli eventi e sui numeri, tutti sappiamo che le vittime di Cleopatra sono 19, noi continuiamo a dire che le vittime sono 20: la 20esima vittima è quella persona che si è tolta la vita tragicamente vedendo la sua azienda distrutta da acqua e fango per la seconda volta. Sono ancora una volta escluse le aziende, e forse sarebbe opportuno pensare che aiutare chi produce e da lavoro serve per rimettere in circolo l’economia. A due giorni dalla pubblicazione del bando è evidente che i cittadini hanno enormi difficoltà nella compilazione dello stesso e come più su evidenziato, nel reperimento della documentazione da allegare. Molti non hanno i mezzi, molti non sono dotati di PC e probabilmente, l’unico CAF individuato per la città di Olbia è insufficiente per far fronte in un mese e mezzo alle numerosissime domande di rimborso che verranno presentate. Concludiamo con una piccola considerazione: forse sarebbe stato più produttivo invitare al tavolo delle decisioni anche i primi cittadini che ben conoscono la realtà dei loro centri, grandi o piccoli che siano".