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Cronaca

AVSI Olbia, Antonino Masuri: a Nairobi per il sostegno a distanza

AVSI Olbia, Antonino Masuri: a Nairobi per il sostegno a distanza
AVSI Olbia, Antonino Masuri: a Nairobi per il sostegno a distanza
Carlotta Rossi

Pubblicato il 01 September 2019 alle 11:06

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Olbia, 1 settembre 2019-L'Avsi Olbia per i terzo anno consecutivo ha organizzato una cena di solidarietà con oltre 200 persone. L'eventoNotte Fra Cozze e Stelle - Cena Di Solidarieta' Per AVSIsi è svolto presso laLeganavale Olbia, guidata da Antonio Cassetta, lo scorso 10 agosto.

La location si è magnificamente prestata per una serata memorabile di convivenza e amicizia, che ha visto la partecipazione di un volontario di spicco: Antonino Masuri.Abbiamo voluto fare una chiacchierata con lui, per conoscerlo meglio, per sapere come è andata la cena, per sapere cosa lo ha spinto a intraprendere questa esperienza con Avsi e quanto è importante il lavoro svolto all'interno di questo grande progetto a Nairobi.

Antonino Masuri, 51enne di Dorgali, ha studiato economia e commercio a Perugia con tesi sul no profit. Da 12 anni, attraverso l'Avsi, si trova in Africa per attuare un programma di sostegno a distanza.

L'Avsi altro non è che una Ong nata a Cesena nel 1972. Ong con oltre 700 partner, che attua progetti per lo sviluppo e l'aiuto umanitario in oltre 32 Paesi e altro ancora, come riportato nel loro sito ufficiale.

Come è arrivato all'Avsi?

Faccio parte dei Memores domini, siamo dei laici cattolici consacrati. Spesso riceviamo delle richieste di cardinali, nunzi apostolici ecc... Un giorno è arrivata questa richiesta per il Kenya, dove lo scopo era partire per un anno per un progetto dedicato ai bambini malati di AIDS.

Si chiamava: "OVC". Un'avventura che è ancora in corso.

Da dove nasce la scelta di fare questo lavoro?

La scelta di fare questo lavoro nasce dal fatto che la mia tesi era sul no profit. Esso è un nome americano. Sarebbero le opere di carità o comunque nate insieme alla chiesa, prima dello stato moderno.

Comunque è un'esperienza che mi ha cambiato la vita. Il sostegno a distanza è un progetto in cui io credo molto. Ti dà la possibilità di seguire, -nel nostro caso - 3000 bambini, ma considerando tutte le attività raggiungiamo più di 25.000 poveri.

Bambini che non vengono sradicati dalla propria terra, gli aiutiamo nel loro contesto famigliare. Ogni bambino ha un educatore o missionario accanto, adeguatamente formato che lo segue nel suo percorso.

Lo visita a casa, vede i bisogni che ha, paghiamo la retta scolastica. Diamo cibo e cure mediche gratis. Questi bambini hanno una famiglia, quindi lavoriamo con loro, insegnando ai genitori, se sono analfabeti, a leggere e scrivere, ad avviare una piccola attività e accedere al micro credito.

Vogliamo fare soprattutto un cammino umano con questi bambini e le loro famiglie.

Oltre al Kenya è stato anche in altri paesi?

Li ho visitati. Sono stato in altre sedi Avsi per vedere i loro metodi di lavoro, e viceversa, le altri sedi sono venute a vedere come lavoriamo noi.

Però, soprattutto io sono a Nairobi. Giro tutti i villaggi dove ci sono i bambini per vedere come vengono usati i soldi che diamo loro, come stanno, se qualcuno ha avuto problemi di salute, se abbiamo aggiustato qualche scuola, costruito qualche casa, riabilitato alcune latrine ecc... giro per vedere un po' come procede il progetto.

Poi c'è l'aspetto della comunicazione. Ogni bambino scrive al proprio sostenitore a Natale, se c'è una donazione mandiamo la foto facendo vedere come abbiamo usato l'offerta, se è stata usata per beni di prima necessità o per mandarlo/a in una scuola migliore, per il pagamento di un'operazione o per il funerale di un genitore... le motivazioni sono tante. Il lavoro è tantissimo, ma sicuramente molto bello.

Quindi avviene una corrispondenza tra i donatori e i bambini che ricevono i fondi.

Sì, certo. In più, noi abbiamo creato una casella postale, dove i sostenitori possono comunicare con i bambini. Possono mandare foto, messaggi ecc... a Natale diventano tantissimi!

Una modalità che stiamo cercando di sconsigliare è quella di spedire i pacchi regalo. Perché c'è comunque corruzione,e quindi la possibilità che questi vengano dispersi, ma anche perchè costa tanto sdoganarli. Preferiamo che ci venga recapitata una cifra, con la quale noi arriviamo, sui mercati locali, a comprare il triplo delle cose.

Quindi, per esempio, mandarci pacchi di penne e quaderni e pagare€150 per spedirli non conviene. Noi poi dobbiamo pagare altri€100 per sdoganare il pacco ed è un peccato rispetto a tutti i bisogni che abbiamo. Soprattutto perché son soldi tolti al cibo per i bambini.

Però è stupendo vedere i rapporti che si sono sviluppati con i sostenitori. è un progetto molto educativo, in cui noi coinvolgiamo anche le scuole. Facciamo progetti di alternanza scuola-lavoro, di cittadinanza attiva ed è magnifico vedere come i giovani studenti rispondono.

Secondo noi, con un progetto del genere, possiamo costruire la pace. Far capire ai giovani che, anche chi è lontano in Africa può trovare spazio nel loro cuore. I sostenitori hanno sempre risposto con generosità. Questa è una bellissima testimonianza.

Del Kenya c'è qualcosa che l'ha stupita particolarmente?

A me colpisce molto che il Kenya si basa su 42 tribù tutte nemiche tra di loro.

Invece noi abbiamo costruito un network di 12 scuole eccellenti, grazie alle quali tutti rimangono colpiti dal fatto che durante una guerra civile non si sono uccisi fra di loro, anzi, si sono aiutati.

Noi seguiamo il rischio educativo come metodo. Ricevono un'esperienza umana autentica, invece di uccidersi si sono aiutati tra di loro.

Un esempio, che colpisce molto, è la scuola Little Price nella baraccopoli. Durante la guerra civile ha visto tutte le baracche intorno bruciare, mentre la scuola non l'hanno toccata. Segno che riconoscono che stiamo facendo un cammino con loro.

In questi anni ho visto progetti miliardarifallire perchénonsono stati fatti col popolo. Il popolo non gli ha capiti.

Invece noi intraprendiamo un cammino individuale, proprio con le persone. Vogliamo intraprendere un percorso con loro non dare soldi. In merito ci sono anche dei piccoli dettagli. Ad esempio, noi non diamo proprio soldi per la divisa scolastica del bambino, perché abbiamo visto che i padri utilizzavano quei soldi per bere. Perciò diamo un voucher per la retta scolastica, diamo un assegno intestato alla scuola. Seguiamo una serie di procedure dove cerchiamo di essere prudenti. Questo affinché i soldi raggiungano veramente lo scopo desiderato.

Con chi ha voluto, siamo riusciti a fare un bel cammino. Oggi i ragazzi che sono stati con noi iniziano a mettere su famiglia, iniziano a diventare educatori e ad insegnare nelle nostre scuole.

Caroline, a esempio, lavora nell'amministrazione. Irene ha aperto un orfanotrofio, lei era una ragazzina abbandonata che ci avevano segnalato le sorelle di Madre Teresa di Calcutta.

Oppure, uno dei più belli è quello di un uomo che è venuto a ringraziarci perché, avendo attraversato il deserto della Somalia, è arrivato al campo profughi di Dadaab e ha potuto studiare grazie all'Avsi. Lui oggi è il direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione.

Sono tutte storie che ci motivano ad andare avanti, in mezzo a mille difficoltà, problemi, corruzione... Noi pensiamo che si possa costruire qualcosa. Io credo molto nel metodo di Avsi. Tutto questo è possibile grazie a tanti amici italiani che ci aiutano. Come Filippo Sanna che a Olbia organizza ogni anno eventi.

In particolare la cena del 10 agosto Agosto, che fanno da diversi anni, in cui loro anziché andare in ferie, organizzano una cena alla Lega Navale di Olbia, con oltre 200 persone, ricevendo in dono tantissime cose.

Quest'anno la cena è stata a base di cozze. Commovente vedere tante persone che, anziché riposarsi, si impegnano in un gesto così per dare una speranza ai bambini che sono stati meno fortunati.

Come è andata quella serata?

Bene.Era buonissimo tutto quello che avevano preparato con volontari di tutte le età.

Bellissimi i dialoghi con la gente, la possibilità di spiegare meglio il progetto. Ho fatto vedere delle foto per far capire cosa è accaduto in questi ultimi mesi.È stata una serata di arrichimento reciproco.

Per me è una testimonianza bellissima vedere come gli amici di Olbia prendano a cuore questi bambini che hanno avuto meno di loro dalla vita.

I soldi raccolti durante la cena per cosa verranno utilizzati?

I soldi raccolti verranno utilizzati per sostenere dei bambini. Quest'anno sicuramente aumenterà il numero di bambini di cui di solito ci prendiamo cura. Questi soldi serviranno per far avere lorouna vita dignitosa.

Il sostegno a distanza avviene per €312 all'anno, e dà al bambino e alla sua famiglia la possibilità di avere una vita dignitosa. In più, lo Stato riconosce il valore sociale e culturale di questo gesto e ne riconosce la detraibilità.

Che tipo di progetti organizzate al fine di raccogliere questi fondi?

C'è stata la cena, vengono organizzati aperitivi e così via...

Sono molto belle le iniziative che organizzano anche gli studenti. Per esempio, abbiamo degli alunni che rinunciano alla merenda in quaresima. Ne abbiamo altri che organizzano cineforum. Altri ancora che organizzano il cenone di capodanno. Certi che organizzano tornei di scacchi.

Èincredibile come i giovani, se uno parla al loro cuore, sanno rispondere in maniera meravigliosa. Con loro è evidente che il problema è di cuore e non di soldi.

Io sono convinto che questo sia un cammino educativo reciproco. Diamo una speranza a questi bambini, ma anche loro costruiscono qualcosa di bello.

A esempio, La Fabriano, il gruppo Fedrigoni, ci ha donato 45.000 quaderni. Con una bella copertina, fatti in carta buona.

La proprietaria è venuta di persona a distribuirli. Le abbiamo fatto vedere tutte le scuole dove li ha mandati. Distribuendo i quaderni mi colpiva il fatto che, donando loro un quaderno del genere li educavo alla bellezza. Quel quaderno era parte di un cammino più grande, fatto di cuore.

Una volta, mi stupì una bambina che aveva ricevuto una cartolina da Imola. Per noi una cartolina non vale nulla. Invece questa bambina venne da me e mi disse: "Ma in Italia, le case sono così colorate?".

E ho pensato che per noi un cartolina vale mezzo euro, eppure grazie a essa questa bambina in Africa sogna un'Italia di case colorate.

Un'altra volta feci un incontro al King's College di Londra. Il decano mi disse: "Guardi, lei non è il primo che viene a farci vedere foto dei bambini dell'Africa per chiedere poi i soldi. Ma mentre parlava, noi ci siamo illuminati. In tanti anni, lei è il primo che ci ha fatto vedere foto di bambini africani chesorridono. Noi vogliamo aiutarla perché è il primo che ci ha fatto vedere bambini con speranza".

Quindi l'obiettivo dell'Avsi è cercare di aiutare tutti il più possibile.

Ci piacerebbe tanto, ma sappiamo che non si può. Comunque noi vogliamo lavorare molto con la persona. Con chi Dio ci mette davanti. Io capisco che per me questa è un'esperienza di fede.

Capisco che dove c'è un'esperienza umana autentica, un padre decide di lavorare, smette di bere o di fare certe cose con le figliastre. Una mamma non si lascia morire di AIDS ma dà la vita per i propri figli. Un ragazzina non si prostituisce più per una bibita.

Èun cambiamento di mentalità. Un prendersi per mano e capire che la vita merita di essere vissuta e possiede una sua dignità. Io penso sempre che i nostri bambini, quando tornano a casa, rieduchino i loro genitori. Gli dimostrano che c'è un modo più umano di vivere, rispetto alle leggi della baraccopoli, dove vige la legge del più forte.

Tra i vari bambini/e che ha seguito, c'è una storia o un episodio che le è rimasto particolarmente impresso?

C'è qui un ragazzino che mi ha commosso molto.

Al meeting di Rimini, c'era uno spazio espositivo su Dante Alighieri Kibera, dove si potevano vedere delle immagini e dei video di come la Divina Commedia viene interpretata nella baraccopoli di Kibera. Fra alcuni bambini di quel laboratorio teatrale, abbiamo scelto questo ragazzino che si chiama Lamas e lo abbiamo portato con noi.

C'erano molti dubbi e perplessità. Non vi dico tutto quello che mi è stato detto.Tutto quello che mi dicevano io lo ridicevo a lui, e mi raccomandavo: "Ti prego, devi restare umile, non montarti la testa... hai capito?!". E lui mi rispondeva: "Tranquillo! Io resto umile".

Una volta gli ho chiesto: "Sei stanco?", e lui mi ha risposto: "Macché! Qui in Italia è bellissimo! Certo... certe sere sono triste", io gli ho detto: "Beh, certo... Ma esattamente perché?", e lui: "Perché si riducono i giorni che sto in Italia! Sono troppo pochi!".

Èstato molto simpatico. Un'altra volta mi ha detto: "Ma io mi giro e qui vedo che c'è l'acqua potabile. Non ci sono le guardie a ogni porta. Possiamo camminare liberi di notte! E tu, per venire in Africa, rinunci a tutte queste cose?! Questa è la missione?". Gli ho risposto: "Sì, venire in Africa è rinunciare a questo. Ma uno rinuncia a qualcosa per qualcos'altro di più bello".

Vedere un ragazzino che capisce ed è grato è bellissimo. Lui mi racconta: "Facendo il laboratorio teatrale ho capito che nella vita dovevo rischiare. Facendo questo laboratorio ho respirato. Non ero più schiavo del giudizio dei miei compagni che mi bullizzavano. Ho capito che ho un valore".

Noi facciamo moltissime attività. Dalla musica al teatro e così via... tutte attività svolte per aiutarli. Questi bambini hanno subito delle violenze terribili, e questo potrebbe essere un blocco sul loro cuore e sulla loro vita. Non solo... il male peggiore che noi diciamo sempre è che loro rischiano di ripetere la violenza che hanno subito.

Invece, in questi laboratori d'arte diventano più sereni. Si scioglie quella pietra che hanno dentro e diventano più liberi. Capiscono meglio il valore che hanno e vanno meglio anche a scuola!

A proposito di viaggi. Ci è stato detto che quando lei non è in Kenya torna qui per le "ferie", ma che comunque continua a spostarsi per presenziare a varie iniziative. Può raccontarcene qualcuna?

Gli episodi che mi colpiscono sono tantissimi. Ci sono iniziative in Calabria, Svizzera, Lombardia... dove la gente continua a invitarmi ogni anno.

Ogni volta mi commuovo perché io al posto loro mi sarei stufato di sentirmi. Invece loro sono veramente buoni.

Èbellissimo vedere la solidarietà degli italiani. Che, devo essere sincero, vivono un grande paradosso. Giro anche altre nazioni, ma io la frase: "Dove vanno a finire i nostri soldi?" l'ho sentita solo in Italia. Ciononostante, noi italiani siamo i più generosi!Èvenuto fuori una sorta di lamento, anche se, per carità, è giusto essere prudenti.

Noi dell'Avsi abbiamo anche vinto un premio per la trasparenza. In ogni caso, mi colpisce quello che la gente riesce a creare grazie a questo legame con i bambini.È arricchente.

Perché lo dico? Mentre facevo l'università, sostenevo economicamente due bambini e non gli ho mai scritto. Mi dicevo: "Io mi devo laureare in economia e basta".

Invece, da 12 anni, leggo tutte le lettere che scrivono e che ricevono ed è un rapporto d'amore reciproco meraviglioso. Mi colpisce la curiosità, l'affetto di molti italiani. Penso di aver girato tutta l'Italia. Ho girato la Sicilia a Giugno, mi resta da visitare la Basilicata, se non sbaglio.

Mi stupisce moltissimo l'affetto dei più piccoli. Il parroco di Dorgali fece l'Ottobre missionario. Alla fine mi disse: "Guarda Masu, io ci tengo veramente a dirti chi ti ha dato questi soldi. L'avevamo fatto per affetto nei tuoi confronti, ma non eravamo neanche tanto convinti. Eppure, ogni fine mese, rimanevo stupito perché arrivavano i bambini più poveri di Dorgali e mi dicevano: "Padre, questo è il mio euro per i bambini di Masuri del Kenya". Io mi sono dovuto riconvertire davanti alla bontà di cuore dei bambini che avevano di meno".

Un'ultima domanda, vuole dire qualcosa a chi non si è ancora avvicinato al mondo dell'Avsi?

L'invito è quello di venire a vedere cosa facciamo. Abbiamo la sfortuna di avere un nome che non è il massimo da ricordare, ma siamo una realtà che cerca di fare qualcosa di bello nel mondo attraverso un metodo che mette al centro la persona e le famiglie.

Aiutiamo il popolo a camminare con le proprie gambe.È una sfida molto interessante vedere come l'Avsi ha saputo generare rispetto e civiltà. Lotta contro le ragazzine che rischiano di essere vendute come spose, contro infibulazione femminile, contro le urbanizzazioni violente, lo sradicamento dei popoli... Queste sono solo alcune delle sfide che affrontiamo, vi invitiamo a venire a vederle.