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Auchan Olbia apre L'Isola che c'è: ecco la Sardegna vista con gli occhi dei sardi

Auchan Olbia apre L'Isola che c'è: ecco la Sardegna vista con gli occhi dei sardi
Auchan Olbia apre L'Isola che c'è: ecco la Sardegna vista con gli occhi dei sardi
Olbia.it

Pubblicato il 31 July 2017 alle 19:47

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Inaugurata all'Auchan di Olbia "L'isola che c'è": la mostra fotografica che racconta la Sardegna da una nuova prospettiva.

Si chiama "L'isola che c'è" ed è il progetto fotografico di Francesco Piras, fotografo sardo di fama internazionale originario di Cagliari. Il taglio del nastro è avvenuto sabato 29 luglio all'interno del Centro Commerciale Auchan di Olbia che si è così trasformato in una splendida sala d'esposizione. "Abbiamo il desiderio di far diventare l'Auchan non solo un centro di shopping - ha spiegato Nadia Mombelli, direttrice del Centro Commerciale -, ma anche un luogo dove si racconta la Sardegna, in particolare quella meno conosciuta ai turisti che d'estate scelgono le nostre coste come meta di vacanza".

Il Centro commerciale Auchan di Olbia ha così raccolto gli scatti più significativi fatti da Francesco Piras durante un viaggio compiuto nel mese di luglio in Sardegna. La mostra è gratuita e ha lo scopo di portare il visitatore in un vero e proprio viaggio spazio temporale dove le fotografie diventano un mezzo per conoscere la Sardegna del passato e del futuro. “Nel mio progetto 'L’isola che c’è' sono ben definiti il passato e il futuro mentre il presente, dal punto di vista fotografico, è un errore concettuale perché già nel momento in cui io scatto, non esiste più - ha spiegato Francesco Piras -. Lo stesso scatto tende a modificarsi nel tempo e a cambiare, come per esempio le dune di Is Piscinas che non sono mai le stesse ma mutano in continuazione”.

Significativa in ogni fotografia, la presenza di un anziano e di un bambino. “L’anziano rappresenta ilpassato, il bambino invece incarna il futuro - ha continuato il fotografo Francesco Piras -. I soggetti stessi raccontano l’idea chehanno dei luoghi e per me è importante che stimolino la ricerca non solo visiva, sociale, antropologica maanche interiore. La Sardegna non è una terra che si può chiudere dentro una cartolina, la vera Sardegnascorre e muta nel tempo".

Il progetto fotografico è stato realizzato in un mese e mezzo circa e si è svolto attraversando la ss 131 da Cagliari a PortoTorres, concludendosi il 16 Luglio. Fondamentale è stata la collaborazione dei soggetti immortalati negli scatti,tutti rigorosamente autoctoni. Una particolarità significativa è che tutti i protagonisti, interpellati dall'artista, hanno dato la stessa definizione di bellezza. “Nel chiedere ai protagonisti degliscatti come vedessero e che significato avesse per loro quel luogo si è delineato unconcetto di bellezza strettamente legato alla sua funzionalità. La Saras è bella o brutta? Avendo avuto lafunzione di fruire lavoro diventa bella, se fosse stata inutilizzata, sarebbe stata inutile e quindi brutta".

La scelta di includere nel progetto solo ed esclusivamente soggetti nati e cresciuti nei luoghi rappresentatinon è casuale: solo loro possono raccontare il mutamento e il cambiamento della Sardegna: “L’artistadiventa uno strumento intellettuale per il percorso dell’uomo - ha chiosato il fotografo -. 'L’isola che c’è' mi ha giàproiettato verso il futuro e verso nuovi lavori: un lungometraggio tratto dal romanzo “Chiedo scusa” diAbate e Valerio Mastrandrea, finanziato dalla Regione Sardegna. In questo nuovo progetto parlo di Walter,un giornalista, trapiantato di fegato che dopo la malattia vive la rinascita”.

Attraverso il suo obiettivo e la sua macchina fotografica, Francesco Piras ha scelto di raccontarci unaSardegna che cambia nel tempo invece che cristallizzata in esso, come spesso viene rappresentata. Un viaggioemozionante che in ogni scatto regala all’osservatore la possibilità di riscoprire se stesso. La mostra siconcluderà il 12 Agosto: visitarla significa entrare in una dimensione in cui l’osservatore stesso diventaprotagonista, perché ha la possibilità di sentire dentro se stesso lo scorrere del tempo osservando l'isola attraverso gli occhi dei sardi.