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Tutte le strade portavano a Tavolara

Tutte le strade portavano a Tavolara
Tutte le strade portavano a Tavolara
Marco Agostino Amucano

Pubblicato il 05 May 2018 alle 23:11

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Olbia, 5 maggio 2018-Riprendiamo oggi il nostro piccolo viaggio nelle credenze, leggende metropolitane (pur senza metropoli), false convinzioni e “bufale” legate sempre, direttamente o indirettamente, al passato della nostra città o del suo territorio. Lo abbiamo iniziato, come si ricorderà, il 1 aprile con la leggenda del tunnel sotterraneo tra la chiesa di San Simplicio ed il Castel Pedreso (vedi articolo). Stavolta rimarremo sempre in tema di collegamenti fra luoghi particolarmente rappresentativi, sebbene non più storico-architettonici, bensì geografici come le isole, giocanti un importante ruolo nella percezione del paesaggio marittimo e, nel caso specifico di Tavolara, essendo anche un riferimento fortemente identitario per la comunità olbiese.

La leggenda di una strada romana sommersa che univa Porto San Paolo a Tavolara è storia vecchia: chi scrive la sentì raccontare nella prima infanzia da un amico di famiglia, mentre si faceva pesca al traino sul gozzo Sira di mio padre. Chiedendo conferma qua e là per curiosità, soprattutto fra i pescatori subacquei giovani e meno giovani che conoscono quei fondali come le loro tasche, scopro che di strade per Tavolara ce n’erano diverse.

[caption id="attachment_98348" align="aligncenter" width="710"] L'inizio della "strada" sommersa che da Capo Ceraso portava a Tavolara[/caption]

Secondo la “ricostruzione” di una di queste strade da me raccolta, essa partiva dalla piccola spiaggia nei pressi della località Su Tuvone, nel litorale di Capo Ceraso che chiude da nord-ovest il Golfo di Spurlatta, per poi virare (preferibile il verbo marinaresco vista la particolare condizione marittima dell’antica via di comunicazione) decisamente verso est, in direzione di Tavolara, l’antica isola di Hermes, Mercurio per i romani, dio dei viaggi e dello scambio commerciale. Pensate che addirittura la “partenza" della supposta “strada” dalla terraferma può essere riconosciuta dalla foto satellitare di Google Earth che riportiamo qui di sopra.

L’indicazione ci è stata data in modo più che preciso, visto che tra gli intervistati vi è pure Francesco Anziani, classe 1935, ex valentissimo pescatore subacqueo, che vive nella sua casa sul mare a Punta Finosa, tra Porto Istana e Costa Corallina, ed è uno dei più puntuali conoscitori di quei fondali. La "strada" viene descritta come formata da basoli levigati e disposti ordinatamente, ed è ritenuta comunemente opera d’uomo. Queste “strade”, chiamate localmente “tavolate”, erano battutissime dai pescatori subacquei per la ricchezza della fauna ittica.

[caption id="attachment_98350" align="aligncenter" width="715"] La Via Appia antica, la più famosa delle strade romane[/caption]

Fatta salva la buonafede dei testimoni consultati, è ovvio che una convinzione del genere, ben ferma in taluni casi, non può avere il benché minimo fondamento. La “strada” sottomarina, o meglio le strade, o piuttosto segmenti ad essa/e attribuiti e fantasiosamente collegati, raggiungono in certi punti oltre i quaranta metri di profondità. Anche a volerla pensare come ipotesi, apparterrebbe al tipo dell'irrealtà, sapendo che, com’è ormai noto anche ai non specialisti, dall’epoca romana ad oggi il livello del mare si è sollevato di appena un metro. Certo, qualcuno ora potrà anche dire che la strada è nuragica; ma si risponde subito che di pochissimo cambierebbe il livello del mare rispetto all’epoca romana. Qualcun altro più ostinato parlerà forse di una strada che partiva da Atlantide, ma si dovrà mettere poi d’accordo con i fantarcheologi che ritengono che i nuragici equivalgano agli atlantidèi di platonica memoria. E qui mi fermo...

[caption id="attachment_98349" align="aligncenter" width="1000"] La spiaggia del Passetto a Tavolara con le caratteristiche beach rock(immagine tratta da http://www.amptavolara.com )[/caption]

La verità è invece che queste formazioni rocciose sono materia non tanto da archeologi, quanto da geologi, che le hanno battezzate beach rock. Si tratta infatti di spiagge fossili, ovvero di linee di costa di epoche geologiche remote, ma non remotissime (oltre 120.000 anni), se viene considerata l’età della Terra, e che per un complesso fenomeno di aggregazione, erosione e successivamente per il peso dell’acqua, si sono pian piano fratturate assumendo forma regolare. Un fenomeno, questo, alquanto diffuso nelle acque intorno alla calcarea Tavolara e nel Golfo di Spurlatta (vedi articolo). Il portale dell’Area Marina Protetta di Tavolara ci segnala fra gli altri l’esempio suggestivo delle beach rock visibili presso la spiaggia del Passetto (vedi articolo). Altrove vengono segnalate spiagge fossiliin direzione dell’isola di Molara. Chissà, forse per qualcuno le suore del distrutto monastero medioevale, dove ancora sorgono i ruderi della relativa chiesa di san Ponziano, potevano permettersi di raggiungere Tavolara a piedi, partendo dall'isola di proprietà della famiglia Tamponi.

©Marco Agostino Amucano