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Air Italy, sit-in in hangar: la lotta comincia da qui

Air Italy, sit-in in hangar: la lotta comincia da qui
Air Italy, sit-in in hangar: la lotta comincia da qui
Patrizia Anziani

Pubblicato il 12 February 2020 alle 17:08

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Olbia, 12 febbraio 2020 - Si sono dati appuntamento all'hangar di Air Italy questa mattina alle 10:30: sono i lavoratori della compagnia, vale a dire amministrativi, naviganti, e tecnici. Ancora una volta insieme, ancora una volta in lotta.

Molti di loro si conoscono da oltre 30 anni, si salutano cordialmente, ma nei loro sguardi traspare tutta l'angoscia di chi vive un altro terribile momento della propria vita, il più terribile dal punto di vista lavorativo: la perdita del lavoro.

Negli ultimi tempi si parlava sempre più spesso di un trasferimento a Malpensa e loro erano pronti, in realtà, alle valige forzate pur di mantenere salvo il posto di lavoro.

Molti di loro, a onor del vero, lo avevano già fatto: avevano preso casa da dividere in tre/quattro persone, come si fa quando si è studenti universitari o si è emigrati all'estero. Si stringe la cinghia e si tira avanti, anche per affrontare una nuova crisi lontano da casa.

Ieri la notizia terribile, arrivata dalla stampa nazionale ancor prima che di riceverla dalla propria azienda. Un duro colpo finale per una compagnia aerea evidentemente malata terminale.

Ieri, nella Giornata Mondiale del malato, qualcuno ha deciso di staccare la spina ad una compagnia, economicamente esangue che, in assenza di un piano industriale serio, aveva le ore contate.

"Il nostro management sembrava più impegnato a rincorrere le più significative date mondiali di questa o quell'altra ricorrenza - commenta sarcastico un assistente di volo -, poi le tante promesse, 50 aerei in cinque anni, 1500 assunzioni e nuove paradisiache rotte. Tutto questo si è rivelato una vera disfatta e ora questo fallimento se lo giocano come una palla da far rimbalzare: il fallimento è tuo, no è tuo".

In hangar, tra le centinaia di lavoratori nessun volto politicoche cerchi di dare nuove speranze per far resistere ancora i 1200 cuori che battono, 500 solo in Sardegna, in un corpo, in un'azienda alla quale è stata staccata la spina e che nemmeno la Madonna di Lourdes è riuscita a tenere in vita.

Una eutanasia dolce, dove tutti riceveranno quello che dovranno ricevere secondo i loro diritti.

Oggi i sindacati chiedono di incontrare il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, non importa se qui a Olbia o a Cagliari, a Villa Devoto. I lavoratori vogliono vedere lui in persona, che in questi giorni è impegnato a Bruxelles.

Forse riusciranno ad incontrarlo il prossimo martedì: nel frattempo si naviga a vista alla ricerca di un segno di speranza.