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A 10 giorni dal voto, l'analisi politica dei risultati elettorali

A 10 giorni dal voto, l'analisi politica dei risultati elettorali
A 10 giorni dal voto, l'analisi politica dei risultati elettorali
Olbia.it

Pubblicato il 25 May 2011 alle 17:53

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Sul Giornale di Olbia lo avevamo già scritto: Olbia è la seconda patria del Berlusconismo, qui, più che altrove, il responso delle urne ha una valenza culturale, oltre che politica. L'analisi presuppone quindi, che accanto a osservazioni politiche, vi possa essere un doppia valenza anche in termini socio-culturali. Oggi osservatori da ogni parte del mondo imputano un declino al gradimento del premier anzitutto per delle ragioni che si collegano alla crisi economica mondiale. E' un dato significativo che anche altri leader europei, nelle ultime tornate, hanno fatto i conti con un malcontento generale: è il caso di Sarcozy e Angela Merkel alle ultime regionali e di Zapatero che porta a casa una sconfitta sonora in questi ultimi giorni in Spagna dove sono stati chiamati alle urne quasi 35 milioni di elettori. Vi sono poi contingenze innumerevoli. Per citarne qualcuna: la questione del nucleare. Fortemente voluta da questo governo, ma mal vista, lo dimostra il 97% dei Si al referendum, dai cittadini Sardi. Sempre in ambito nazionale, altrettanto mal viste sono le vicende che investono il Presidente del Consiglio. Ciononostante la fetta dei berlusconiani non si assottiglia, ma non tende neppure ad aumentare. L'Italia segue un trend europeo, anzi, mondiale, se si pensa che al congresso neppure il presidente Obama può contare su una maggioranza. Sull'onda del voto punitivo, gli Italiani, come altri, hanno evidentemente voluto dare un segnale al governo. Berlusconi, per primo, ha parlato di un voto fondamentale per il sostegno anche della maggioranza in parlamento. Non è un caso che si siano dimezzati i suoi consensi personali anche in quel di Milano, dove era capolista. Nella sua seconda città, Olbia, dove è anche cittadino onorario, correva un suo pupillo: l'On. Settimo Nizzi. Le vicende locali, più di altre, spiegano la disfatta del centrodestra a Olbia. La campagna elettorale ha visto due candidati a sindaco, i principali, cresciuti nella stessa area, quella del centro destra. Entrambi provenienti dalle file di Forza Italia, entrambi avevano ricoperto la carica di Sindaco, entrambi con quest'ultimo capitolo hanno concluso una storia unica. Già, perchè non capita spesso che un sindaco di centrodestra, mandato a casa dalla sua maggioranza che lo riteneva inefficiente, si ricandidi in una coalizione civica e di centro sinistra, tra l'altro contro l'ex sindaco, suo amico di partito, che a suo tempo lo indicò come il più adatto per la continuità. Casi rari a parte, la prima vera questione è stata proprio l'eredità che Nizzi aveva sulle spalle. A partire dalla nomina del suo ex delfino 4 anni prima, nomina per la quale, tra l'altro, si volette scusare con i suoi concittadini. Per non parlare poi del peso, certamente consistente in questo frangente, di essere un berlusconiano doc. I sondaggi parlavano chiaro fin dall'inizio, si trattava di una sfida sino all'ultimo minuto, ma la campagna elettorale non ha scongiurato il verdetto ormai noto. Vi erano aspetti come i problemi della Tarsu in Zona Industriale e delle strade che troppo spesso non hanno trovato spazio nei dibattiti e nei confronti. Molte problematiche sono rimaste nell'ombra lasciando le luci della ribalta alle illazioni, alle malelingue e a falsi storici. Il tutto a discapito del nemico unico, il grande "Re Settimo" (come qualcuno lo ha definito), che doveva essere disarmato e sconfitto. Così una grande coalizione, forte di un solo fine, unita e compatta si è presentata nelle case e nelle piazze denunciando l'esistenza di un sistema costruito dalla "Razza Padrona". Si è riusciti a plasmare un asse dove, da un lato la banda degli onesti promuoveva pulizia, dall'altro i "disonesti", per conquistare l'elettorato, avrebbero regalato buste della spesa, buoni benzina e pagato bollette. Ha vinto lo squadrone che dal Fli arriva al Sel, che, caparbio, ha dimostrato a tutta Italia che un modo per battere Berlusconi esiste. Presto, in altre parti dello stivale, sulla base di questo esperimento vincente, la cui paternità è attribuita a Gian Piero Scanu, assisteremo a numerose formazioni di questo genere. Un dato da raccogliere è che la roccaforte del centrodestra è espugnata. Mica tanto, si potrebbe dire, considerando che il Pdl è ancora un partito del 30% e che il Pd ha perso circa il 3%. Se si osservano attentamente le cifre ci si accorge che ciò che è mancato in questa competizione alla coalizione di centro destra sono state le liste minori. Erano 7, ma oltre al Pdl, le uniche liste che sono state capaci di attirare un bacino di voti, relativamente alto, sono stati i Riformatori, DC e Psd'Az., per gli altri si è trattato di un vero e proprio flop. Tra tanti sconfitti, c'è un grande vincitore, il civis, il cittadino, il quale, stanco della vecchia politica, ha fatto trionfare una lista che di civico aveva almeno il nome. Settimo Nizzi dichiarò che in ogni caso avrebbe vinto un sindaco di Centro-Destra e in effetti non sbagliava.