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Cronaca

Sardegna Rubata prosegue il recupero della preziosa sabbia trafugata all'Isola

Sardegna Rubata prosegue il recupero della preziosa sabbia trafugata all'Isola
Sardegna Rubata prosegue il recupero della preziosa sabbia trafugata all'Isola
Laura Scarpellini

Pubblicato il 03 October 2020 alle 15:38

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Olbia, 11 ottobre 2020 - Le spiagge della Sardegna sono il simbolo in tutto il mondo della bellezza naturalistica di questa terra. Spesso chi vi soggiorna compie l'insano gesto di appropRiarsene nascondendo come fosse un prezioso souvenir, una piccola quantità di dorati granelli tra i bagagli di ritorno a casa.

Franco Murru presidente di Sardegna Rubata e Depredata ci racconta come è nata l'idea di dare vita a questa associazione, che da anni tutela e difende il patrimonio naturalistico, di questa splendida Isola: "Circa 7 anni fa insieme a altri due amici ho dato vita a questa associazione. Poi nel 2015 siamo arrivati sui social, e il prossimo passo sarà di trasformarci in onlus".

L'idea ha preso forma durante il lavoro svolto da Murru presso l'areoporto di Elmas quando assisteva giornalmente al sequestro di sabbia, sassi e conchiglie, che venivano nascosti nei bagagli dei turisti in partenza dalla Sardegna. Troppo spesso infatti come se si trattassero di souvenir, ogni anno viene sottratto quello che la natura sarda c'ha messo millenni a creare. La stessa situazione si ripresentava sia all'areoporto di Alghero, che a quello di Olbia.

"Così con gli altri miei due colleghi fondatori dell'associazione abbiamo iniziato a sensibilizzare quante più persone alla questione "furti naturalistici", e anche le istituzioni hanno preso finalmente coscienza del problema in Sardegna".

"La nostra pagina social nel 2017 registra un vero e proprio boom e proprio in quell'anno la Regione Sardegna vara una legge in cui viene definito reato al patrimonio appropriarsi del tessuto naturalistico dell'Isola, in tutte le sue forme, applicando rigide sanzioni", - così ci racconta Murru con la voce densa di soddisfazione per un primo obiettivo centrato.

"La nostra associazione composta da volontari, si occupa di reperire, catalogare e smistare tutto quanto viene sequestrato ai turisti che violano le leggi in merito alla tutela del patrimonio naturalistico, preoccupandosi di ricollocarlo nei posti d'origine; - prosegue nel racconto Franco Murru, con grande enfasi - Tutto si muove partendo dal grande amore e rispetto per la nostra terra.Non riceviamo alcun aiuto economico, ne encomio istituzionale. Vedere quanto sottratto ritornare al suo posto originario ci emoziona ogni volta!".

Nelle ultime settimane la notizia di una turista che essendo venuta a conoscenza dell'attività dell'associazione ha pensato bene di rendere la sabbia sottratta illegalmente da una spiaggia sarda decine di anni fa, ha destato scalpore. Ieri l'agenzia Ansa riporta nuovamente di un maxi pacco di 15 chili di sabbia e ciotoli, che dalla Toscana sono stati rispediti in Sardegna. "Si tratta di una nuova restituzione dopo un prelievo avvenuto circa 40 anni fa sui litorali dell'Isola, tra i quali Piscinas e Is Arutas. - si legge nell'articolo Ansa - A corredo del plico, ricevuto dall'associazione Sardegna Rubata e Depredata, anche una lettera di Elena, una turista che da Badina - erano gli anni '80 e '90 - veniva a trascorrere le vacanze in Sardegna". Il racconto del ritrovamento della sabbia sarda tra i ricordi familiari di una vita riprende "Assieme alla mia bambina di 5 anni abbiamo accarezzato e annusato quel pezzo di Sardegna e facendo attenzione a non disperdere neanche un granello la abbiamo impacchettata con una solenne promessa, ci rivedremo presto... La affidiamo a voi perché siamo sicure che tornerà al suo posto. P.S. Grazie per quello che fate, siete un esempio per tutti".

L'associazione di Franco Murru è stata balzata improvvisamente sotto i riflettori tanto che le maggiori testate giornalistiche e i quotidiani internazionali di grande eco, hanno contattato Murru per avere i dettagli dell'accaduto. "Anche se il turista pentito della sabbia di Budelli ha voluto mantenere giustamente l'anonimato, la nostra attività ha avuto un picco di notorietà incredibile. Il nostro fine è quello di sensibilizzare quante più persone ad assumere un maggiore senso di rispetto e riguardo verso la natura sarda in particolare, e verso l'ambiente tutto. L'intento della comunity - conclude Murru - è quello di educare al rispetto ambientale anche le nuove generazioni. La storia è raccontata nella pagina Facebook della stessa associazione e vede una donna di Milano come protagonista.

Il grande lavoro portato avanti da questi volontari a difesa del patrimonio sardo ha un infinito valore morale, e civico. Anche se è formato da piccolissimi granelli finissimi, della splendida sabbia della Sardegna.