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Cronaca

Angelica. L’orrore della pedofilia e la rinascita

Angelica. L’orrore della pedofilia e la rinascita
Angelica. L’orrore della pedofilia e la rinascita
Angela Galiberti

Pubblicato il 26 November 2015 alle 10:00

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Olbia, 26 Novembre 2015 – L’orrore si nasconde dietro molte porte. Ci piace pensare che le cose peggiori colpiscono sempre molto lontano e sempre qualcuno molto diverso da noi, ma la realtà è diversa ed è molto più cruda. Le porte dietro le quali si nasconde l’orrore più viscido sono quelle più vicine a noi, quelle che – nelle cronache giornalistiche – definiamo un po’ ingenuamente come insospettabili. Sono le porte del vicino di casa, quelle della ragazza dell’appartamento accanto al nostro. Sono le porte di un parente più o meno stretto o quelle di un personaggio a noi noto nei confronti del quale riponiamo una certa fiducia.

Dietro queste porte, dietro a queste insospettabili porte, si nasconde l’orrore più nero. Angelica (nome di fantasia), 39 anni, conosce bene quell’orrore. E lo conoscono molto bene le persone che, nel corso della sua vita, hanno fatto finta di non vedere, trincerandosi dietro un muro puzzolente di omertà. “Lo posso dire? – dice Angelica con la voce tremante – Lo posso dire? Ero costretta a fare la vita di strada”.

Angelica ha 6 anni quando il suo patrigno la violenta per la prima volta: l’orrore si ripete più e più volte. Senza sosta, senza ritegno, senza alcuna remora di fronte al corpicino esile di una bambina così piccola. Siamo in un piccolo paesino dell’entroterra sardo, uno di quei posti con pochi abitanti, dove tutti si conoscono e tutti sanno ogni cosa degli altri. Paesi dove le parentele possono diventare viscide e strette come le ragnatele di un ragno. E le parentele della piccola Angelica sono esattamente come il veleno: pungono, uccidono dentro, stuprano. Angelica viene cresciuta a suon di violenze sessuali e pedofilia. Venduta al miglior offerente come una cosa inanimata. “Ho conosciuto solo questo – dice Angelica -. Sapevo dentro di me che c’era qualcosa di sbagliato, ma mi hanno insegnato a vivere così”. Lei, piccola e innocente, è stata letteralmente cresciuta come una prostituta. Educata a dare piacere, educata a subire, educata da uomini grandi e viscidi a esaudire ogni loro sporco desiderio. Angelica cresce tra letti sudici e mani callose e così diventa donna adulta, covando – senza capire inizialmente il perché – una rabbia incredibile. Alla fine, col tempo, finisce ad esercitare il più antico mestiere del mondo e in una piccola comunità si fa presto a cucire addosso delle etichette. Sulla pelle di Angelica c’è una lettera scarlatta impressacol fuoco delle malelingue omertose: la lettera “P” di prostituta.

Passano gli anni, passano i clienti, ma Angelica continua a covare rabbia e disperazione, finché – tramite una rete di associazioni locali e di fortunate circostanze – arriva al Centro Antiviolenza di Prospettiva Donna. Qui conosce tutte le operatrici dell'associazione e si aggrappa a quelle mani protese verso di lei.

Olbia, così lontana dal suo paesino dell’entroterra, diventa la sua ancora di salvezza. Angelica inizia il suo percorso e viene letteralmente salvata dal Centro Antiviolenza. Entra nella casa protetta, scalcia come un cavallo imbizzarrito e indomabile, ma accetta comunque l’aiuto psicologico fornito e riprende il controllo della sua vita. “Se non avessi trovato il Centro Antiviolenza sulla mia strada – dice Angelica -, mi sarei ammazzata”.

Oggi Angelica è una donna nuova, è una donna rinata: ha un lavoro, una casa, delle amiche e una residenza sicura fuori dalla Sardegna, ben lontana dal suo paese natale. Angelica sta tornando ad essere ciò che non mai stata: sé stessa. Il suo percorso non è finito: pedofilia e stupri lasciano ferite nel cuore che è difficile curare. Angelica, dagli occhi limpidie dal viso delicato, dovrà adesso riscoprire la sua femminilità, il suo essere donna lontano dalla vita del marciapiede. Angelica ancora non lo sa, ma è di una bellezza che toglie il fiato.