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Cronaca

"Studio Mancini" all'Expò: tante domande e tanti dubbi

Angela Galiberti

Pubblicato il 18 February 2015 alle 20:48

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Olbia, 18 Febbraio 2015 - Questa sera, in un'affollata - ma non troppo - sala conferenze dell'Expò di Olbia, il professor Marco Mancini, coadiuvato dal geologo Giovanni Tilocca, ha presentato alla popolazione lo studio eseguito per mettere in sicurezza la Città di Olbia dal rischio alluviole. Uno studio poderoso, molto complesso, che individua anche una possibile soluzione per evitare che Olbia finisca nuovamente sotto l'acqua. Lo studio Mancini in breve: vasche di laminazione, eliminazione opere improprie e scolmatori. Il cosiddetto Studio Mancini individua come soluzione ottimale l'utilizzo di diverse opere idrauliche. Vasche di laminazione all'esterno del centro abitato, canali scolmatori che razionalizzano il flusso dei fiumi olbiesi ed eliminazione di tutte quelle opere improprie che rendono difficile il passaggio dell'acqua. I tanti dubbi della popolazione presente. Il dottor Mancini, per oltre un'ora, ha presentato con dovizia di particolari questa variante al Piano di Assetto Idrogeologico. Obiettivamente l'argomento non è dei più semplici e servono molte competenze anche solo per capire esattamente come funziona. Fondamentalmente, la popolazione ha chiesto più volte perché l'idea di un ombrello scolmatore unico esterno alla città è stato rigettato. Il dottor Mancini e il dottor Tilocca, su questo, sono stati abbastanza chiari. E' stata la Regione, durante l'esame delle proposte in campo, a dire che bisognava privilegiare la soluzione più veloce dal punto di vista costruttivo per permettere alla Città di essere in sicurezza nel più breve tempo possibile. Cosa che, evidentemente, con lo scolmatore non era possibile ottenere poiché la sua efficacia è tale solo al compimento del cantiere. "L'idea di fare tutto fuori è bellissima - ha detto il dottor Mancini -. Bisogna vedere quanto ci si impiega per renderlo operativo". Altri dubbi importanti riguardano le vasche di laminazione. Come vengono concepite, come sono costruite, che fine fa l'acqua all'interno, e così via. La paura di tutti è che la vasca diventi una "diga" in caso di eventi molto più che straordinari. "Il rischio zero - ha sottolineato il dottor Mancini - nell'idraulica non c'è". Per uno scienziato questo è un concetto normale, ma per un cittadino che per idraulica intende l'idraulico che entra in casa per riparare una tubazione è molto diverso. Il cittadino ha bisogno di certezze, di spiegazioni chiare ed elementari. Altrimenti, con i dubbi si alimenta la paura. Sulle vasche di laminazione ci si è soffermati molto. Non ci sono opere in cemento armato e le aree scelte sono aree che tendono naturalmente ad allagarsi. L'allagamento, inoltre, è temporaneo: c'è solo quando l'evento è eccezionale. Altre domande hanno riguardato gli espropri, che nello Studio Mancini non sono previsti: quindi i cittadini, da questo punto di vista, possono stare tranquilli. Molto interessante è stato il dibattito sui sedimenti che l'acqua, inevitabilmente, trasporta. "Il mantenimento del reticolo idrografico garantisce la non alterabilità del trasporto solido da monte a valle", ha dichiarato il professor Mancini. Cercare di mantenere il reticolo così com'è può non essere una scelta errata. Se si allargano troppo gli alvei dei fiumi diminuisce la velocità dell'acqua e la sedimentazione nel letto del fiume aumenta e, di conseguenza, aumentano i costi di pulizia. Su questo tema è intervenuto il geologo Tilocca. "Sono assolutamente favorevole al mantenimento degli alberi sugli argini dei canali - ha detto il dottor Tilocca -. Gli alberi impediscono la crescita delle canne". E quindi favoriscono la pulizia dei canali in modo naturale. Inevitabile pensare agli eucaliptus di via Galvani e alla loro triste fine.