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Cronaca

Punto nascita chiuso: continua la lotta dei pancioni

Punto nascita chiuso: continua la lotta dei pancioni
Punto nascita chiuso: continua la lotta dei pancioni
Angela Galiberti

Pubblicato il 11 March 2017 alle 12:29

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La Maddalena, 11 Marzo 2017 - La lotta per salvare il punto nascita dell'Ospedale Paolo Merlo di La Maddalena continua senza sosta. A portarla avanti sono le dirette interessate: le donne incinte dell'arcipelago che, con coraggio e determinazione, hanno deciso di mettere in campo direttamente i loro pancioni.

A scontrarsi su questo piccolo paradiso fatto di sole e mare sono due esigenze diverse: da una parte l'inafferrabile Natura che decide quando un essere vivente può venire alla luce, dall'altro la freddezza della razionalizzazione in nome della sicurezza. La chiusura del punto nascita a La Maddalena è dovuta alla razionalizzazione del sistema sanitario sardo che è attualmente in atto. Secondo le linee guida del Ministero della Salute, i punti nascita sotto i 500 parti l'anno devono chiudere poiché non garantirebbero gli standard medici necessari a garantire la sicurezza di partorienti e neonati.

In Sardegna sono già stati chiusi altri punti nascita, ma la situazione di La Maddalena è particolare: il Comune si trova su un arcipelago e i collegamenti sono più difficoltosi. Ecco perché le future madri maddalenine stanno lottando con le unghie, con i denti e con i pancioni affinché il punto nascita del Paolo Merlo venga riaperto.

Le future madri si sono così organizzate e hanno dato via alla Protesta dei Pancioni corredata da una raccolta firme e da un gruppo Facebook "Future Mamme La Maddalena" dove la lotta viene organizzata, ma non solo. Il gruppo è diventato una sorta di racconto plurale nel quale le donne raccontano le loro esperienze. Il parto è un atto fisiologico che non si programma: avviene e basta, senza avvisi o domandein carta bollata. Ci sono donne che partoriscono in pochi minuti, altre che ci mettono tante ore; altre ancora rischiano la vita. Il parto è un'incognita e le donne di La Maddalena vogliono affrontare questo evento nella loro Isola, vicino ai loro familiari e assistite da medici che loro stimano.

"Sono stata l'ultima a partorire (per ora) a La Maddalena. Dicembre 2016 - racconta una madre -. Sono stornata a casa e stavo benissimo. Ho fatto una doccia a me e mio figlio. FInita la doccia, ho iniziato a sentire il bimbo che spingeva, il tutto all'improvviso. Arrivata all'0spedale il ginecolo mi ha visistata e mi ha detto che non mi avrebbe fatto trasferire perché ero di 4 centimetri abbondanti. Tornata in sala travaglio si rompono le acque. Sono entrata in Sala parto, una spinta e mio figlio è nato". Dall'ingresso in ospedale al parto, per questa donna, è passata solo un'ora: se l'avessero trasferita, avrebbe partorito sopra un'ambulanza.

"Ho partorito al Paolo Merlo il 30 giugno 2012, tutto nella norma un travaglio di qualche ora e un parto normale... la mia bambina finalmente tra le mie braccia bella e soprattutto sana- racconta A., un'altra maddalenina -. Per me invece delle complicazioni che purtroppo non si potevano prevedere. Una situazione molto grave che il personale del Paolo Merlo ha saputo gestire con grande professionalità e umanità. Se oggi sono qui è anche grazie a loro. So che il mio caso viene tirato in ballo come scusa per far credere che il Paolo Merlo non è attrezzato per varie emergenze, ma io oggi sono viva e mi posso godere il dono più grande che una donna possa avere mia figlia, mentre altre che hanno partorito in altri ospedali ed hanno avuto il mio stesso problema purtroppo non c'è l'hanno fatta. Credo che i miracoli e le disgrazie accadano in qualunque posto. Forza mamme vi sono vicina".

Sono queste le storie con cui la lotta si nutre: storie di speranza e di buona sanità, storie di vita vera e di professionisti competenti. La Lotta dei Pancioni proseguirà nei prossimi giorni: lunedì 13 Marzo dalle 09:30 alle 12:30 si svolgerà una raccolta firme alla Stazione Marittima di Palau.