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Quando il commercio con Terranova era florido e i suoi prodotti facevano gola ai francesi.

Quando il commercio con Terranova era florido e i suoi prodotti facevano gola ai francesi.
Quando il commercio con Terranova era florido e i suoi prodotti facevano gola ai francesi.
Federico Bardanzellu

Pubblicato il 23 April 2017 alle 09:08

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Nel 1847, il Parlamento sardo votò la “fusione perfetta” con le province continentali del Regno e, il 6 maggio 1848, l’isola – Olbia compresa – entrò nel sistema doganale sabaudo che, già da alcuni anni, era ampiamente liberalizzato nei confronti dei commerci con la Francia napoleonica.

Ciò consentì alla Sardegna, tramite i suoi porti, di esportare i prodotti sardi non solo a Genova, ma anche in Francia e nelle colonie africane francesi, oltre che a Napoli e a Malta. Contemporaneamente, crebbe l’interesse francese per i commerci con la nostra isola e il porto di Terranova, come quello di Porto Torres, di Santa Teresa – così vicina alla corsa Bonifacio – e, naturalmente, di Cagliari, ne furono i cuori pulsanti.

Secondo Sara Cossu, autrice di “Storie di francesi nella Sardegna sabauda”, sarebbe sorta una grande area di scambio commerciale tra i porti francesi (Marsiglia, in particolare), Genova e quelli sardi, tra i quali, come detto, Terranova rivestiva un ruolo di primo piano.

Molti furono i francesi che si stabilirono, anche definitivamente, nell’isola. Tra gli appartenenti alla colonie française di Terranova e dintorni, ricordiamo il conciatore Jean Prosper Marquez, nato nella pirenaica Millau, attivo a Tempio ma deceduto a Terranova (e sul suo atto di morte si riscontrano, come testimoni, il notabile terranovese Giovanni Maria Puzzu, deputato di sanità e concessionario dei diritti ancoraggio per il circondario di Olbia e il notaio Giovanni Belli Sirena).

A Tempio è presente anche Cypsier Barton, sua moglie Marie Caroline Scolartique Lieutaud e il mercante Joseph Bertollo. Ma troviamo anche Joseph Biancarelli di Porto Vecchio, trasferitosi all’isola di Santa Maria e il mercante “maddalenino” Antoine Tarlavuli. A Longonsardo, inoltre, si erano trasferiti i corsi di Sartene Pierre Jean Pieri (definito come “proprietario”) e i fratelli Antoine e Jacques Vincentelli.

Cosa attirava i francesi a Terranova e dintorni? Lo sfruttamento delle saline. Nel 1852, infatti, fu costituita a Genova la Compagnia delle Saline di Sardegna, a prevalente capitale francese che ebbe accesso riservato alla concessione del prodotto olbiese e, in generale, di tutta l’isola. La produzione delle saline, in Sardegna, crebbe in maniera esponenziale: tra il 1849 e il 1858, aumentò di 372 volte.

A tutela degli interessi francesi e come riferimento per i sudditi transalpini, nei punti nevralgici dell’isola furono istituiti una serie di “viceconsolati” (il console aveva sede a Cagliari). Anche Terranova ebbe, per un periodo, il vice console francese, di nazionalità sarda ma scelto in base a criteri ben precisi.

Il primo vince console, infatti – nominato in data imprecisata – fu Giovanni Belli-Sirena, notaio di fiducia dei fratelli Pietro, Leonardo e Giovanni Maria Puzzu, nonché imparentato con essi, avendo sposato la loro nipote Laura. I tre fratelli Puzzu – avevano preceduto la Compagnia delle Saline nella concessione governativa, a partire dal 1812.

Già nel 1819, in una lettera spedita al Congresso della Prefettura di Sassari (Archivio di Stato di Cagliari, Segr. di Stato, II serie, vol. 791, doc. sciolti) datata 6 settembre 1819, Leonardo Puzzu viene definito “servo del viceconsole di Francia” (non quello di Terranova, che non era stato ancora nominato); nella lettera si vuole indicare che già allora il Puzzu faceva gli interessi della Francia. Giovanni Maria Puzzu, come detto, era concessionario dei diritti ancoraggio di tutto il circondario di Olbia.

La nomina del Belli-Sirena fu revocata nel 1852, per motivi a noi sconosciuti. Il suo successore, però, possedeva i medesimi requisiti, agli occhi dei francesi, del vice console uscente. Si trattava, infatti di Giuseppe Bardanzellu, figlio della Guardia Reale di Sardegna Antonio Bardanzellu, cioè del concessionario che, tra il 1796 e il 1812 (anno della sua morte), aveva preceduto i Puzzu nello sfruttamento delle saline.

Giuseppe Bardanzellu era anche consuocero di Pietro Puzzu, in quanto sua figlia Anastasia Maria, aveva sposato (rimanendone vedova intorno al 1850) Tomaso Michele Puzzu figlio di Pietro. Il legame del nuovo vice console con lo sfruttamento delle saline era talmente importante, per i francesi, da mettere in secondo piano la sua età: 63 anni, che erano davvero tanti per un agente consolare che doveva viaggiare, soccorrere imbarcazioni alla deriva che urtavano gli scogli delle Bocche, sfidando intemperie e altri guai.

Indipendentemente dalle vicende di Terranova e dello sfruttamento delle sue saline, a partire dagli anni cinquanta del XIX secolo, dall’avvento di Cavour al governo piemontese, sino alla caduta di Napoleone III (1870) l’area di libero scambio sardo-franco-genovese ebbe sicuramente per conseguenza un incremento dei commerci e della produzione locale (del PIL, come si direbbe oggi), ed è strano che solo una parte della storiografia lo abbia evidenziato.

Il trend positivo dell’economia sarda non sembra aver avuto una battuta di arresto nemmeno per la terribile epidemia di colera del 1855, tra l’altro diffusa – molto probabilmente – dalle navi che battevano i porti del Mediterraneo. Tutto ciò, fino alla “guerra delle tariffe”, imposta da Francesco Crispi nel 1881, in ritorsione per l’ingresso dei francesi in Tunisia e che comportò un declino del commercio marittimo sardo e la fine degli scambi con la Francia.

©Federico Bardanzellu