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S'ìsula de su lèpere- Poesia in Limba

S'ìsula de su lèpere- Poesia in Limba
S'ìsula de su lèpere- Poesia in Limba
Vanna Sanciu

Pubblicato il 02 July 2017 alle 14:58

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"S'ìsula de su lèpere", l’Isola della Lepre, situata nell'ansa sud del golfo di Olbia, è un luogo di rara bellezza, ma deturpato dai rifiuti sparsi in tutto il sito e dalle macerie di costruzioni fatiscenti. Un'immagine gravemente danneggiata, si direbbe oggi, dalle frequentazioni peccaminose avvenute nel secolo scorso, di cui “sos mannos“ conservano ancora il ricordo e narrano del forte divieto imposto dai loro genitori di avvicinarsi "all’ isola del peccato". Forse questo antico retaggio spiega perché un’isola così bella, per di più facilmente accessibile perché collegata alla terraferma da un istmo, sia caduta nell'oblio. Per diversi decenni, nonostante sia vicinissima al centro città, è stata ignorata dalla maggior parte degli abitanti olbiesi.

[caption id="attachment_81166" align="alignnone" width="2048"] L'isola della lepre, situata nell'ansa sud del golfo di Olbia.[/caption]

Un grande linguista, filologo, storico e scrittore sardo, sostiene una tesi che ci fa immaginare scenari omerici nel nostro territorio. La lettura del suo ultimo libro e le frequenti visite al sito in quest’ultimo periodo, hanno ispirato questi versi.

S'ìsula de su lèpere Suspiros deun’ìsul’in leada intendent criaduras innotzentes, si leant in su coro solte mala, su muntonalzunchedant a un'ala mustrend’a totu cantu sunt balentes, e como paret sa miraculada boghend' a pizu de un'Odisseo chi galu semus "creo o non creo?". Inlibbrubellu de ment'abbista b'at unu contu chi paretbijone, inTerranoafiat sa reina, ammentos sunt andados in chijina, nos semus dimandende sa cajone de sas faddinas chi meritant pista. DeNausìcaalàgrimas sicas pro adiosu nd'at leadu cicas. Istrias forsis ant fatu fatuzu, acultz' a tiechegigantes tzegos no amus annotadu su siddadu deàlgiae de pecados carralzadu. Sa zente nde cogliat arrennegos, si narant contos de amore ruzu. Amus pregadu cussa bona Dea pro non timire s'isulachefrea. Penèlopede terra, abba e sale, as isetadu sa zent' istimada cun launeddas, poetes e cantores, ispantos,aromàticosalores. Terra male tratada, immentigada, pesadu nd'as su balluaugùrale retzendefizos de sa ‘idda tua, finidostemposde su cua cua. ©VannaSanciu Terranoa, 29/06/2017 Traduzione L’isola della lepre Nella contrada si sentono dei sospiri provenire da un’isola abbandonata, li avvertono le creature innocenti, si prendono a cuore la malasorte, ammucchiano i rifiuti mostrando di essere forti nell’animo. Ora lei sembra miracolata: si racconta dell’approdo di Odisseo e noi siamo ancora increduli e stupiti. In un bel libro, opera d’una mente arguta, c’è un racconto che sembra un sogno, ad Olbia c’era una regina, ma tutto è caduto nell’oblio e noi ci chiediamo il perché degli errori che meriterebbero punizioni. Le lacrime di Nausicaa per un addio doloroso si sono asciugate nell’isola. Forse le streghe hanno fatto delle magie, noi passavamo vicino e come dei giganti ciechi non vedevamo il tesoro occultato dai rifiuti e dai peccati. Un tempo, la gente perbene provava sdegno, si narrava di incontri peccaminosi nell’isola. Abbiamo pregato una buona Dea per non temere l’isola come uno spirito maligno. Tu, Penelope di terra, acqua e sale, hai aspettato il tuo amato popolo innalzando il suono delle zampogne, declamando i versi dei poeti e dei cantori, inebriandoci di meraviglie e profumi aromatici. Terra maltrattata, dimenticata, hai festeggiato con un ballo propiziatore il ritorno dei tuoi figli, per sempre son finiti i tempi del nascondimento. ©Vanna Sanciu Foto di Maurizio Casula Arca che ringraziamo per la gentile concessione.