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Febbraio 1956: Olbia sotto la neve

Febbraio 1956: Olbia sotto la neve
Febbraio 1956: Olbia sotto la neve
Dionigi Pala

Pubblicato il 04 February 2017 alle 17:21

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Stamattina il telefono di casa squilla più del solito. Forse qualcuno mi osserva, non visto, e mal sopporta il vedermi sprofondato in poltrona a poltrire!
  • Pronto…? Ciao carissimo; che piacere sentirti! Tutto bene, spero! … mi fa piacere! Noi non male a parte un po’ di freddo. Come? Insopportabile…? Suvvia, non esagerare. Del resto siamo in pieno inverno e il freddo è proprio della stagione… Freddo da neve? Ma dai…! Ma allora hai deciso di invecchiare se mi dici di non ricordare temperature così rigide! Senti: esci di casa e vieni a trovarmi; scambieremo quattro chiacchiere in compagnia di una fumante tazzina di caffè. Ti aspetto.
Nell’attesa dell’arrivo di Carlo, ah… ecco, la caffettiera elettrica è accesa; il caffè per nutrirla, lo zucchero per lui e l’edulcorante per me. Le tazzine… le tazzine… eccole, finalmente! Ora diamo corrente al vecchio computer che custodisce a fatica le numerose foto di famiglia. Mi servirò di qualcuna di queste per rinfrescare, si fa per dire, la memoria del mio caro, infreddolito Giorgio. Ma quale Giorgio? Carlo si chiama, testone che non sono altro! Meno male che non mi sente, altrimenti mi rinfaccerebbe, e giustamente, di essermi, pure io, avviato lungo la strada della vecchiaia! Un breve trillo del campanello e… :
  • Ben venuto, Carlo! Entra e accomodati.
Lui, sfregandosi ripetutamente le mani: - No ti naldzo su frittu chi est fattendhe![1]
  • Siedi pure accanto alla scrivania, chi ti ‘atto unu caffè craccadu e cremósu.[2]
Lui mi lancia uno sguardo interrogativo e:
  • Che dici? Craccadu!? O dimoniu, no m’as a cherrere avvelenare? Mih chi apo famiglia![3]
  • Tranquillo, lo rassicuro sorridendo: craccadu proite eo lu cracco su caffè; lu presso pro lu fagher bessire bellu caldu e cremósu. As a biere chi lu contas a sos tuos![4]
Dopo aver gustato la bevanda accompagnata dall’apprezzamento del mio amico, mi accomodo accanto a lui. Quarche comando digitato sulla tastiera ed ecco apparire a tutto schermo una foto che ritrae il mio fratello minore, Franco, ripreso nel vasto cortile dei nonni Pala ricoperto da un candido manto di neve.
  • Vedi, Carlo? Quello sì che può, e a ragione, definirsi un freddo inverno. Io, in quegli anni, mi trovavo a Santu Lussurgiu dove fraquentavo la scuola media presso il locale Collegio Salesiano. Ricordo che qualche giorno prima che lasciassi Olbia al termine delle vacanze natalizie, già si sentiva nell’aria un’atmosfera più rigida del solito; almeno per la nostra città. Pertanto i miei si prodigarono con le raccomandazioni di tenermi riservato al mio rientro in istituto poiché, con molta probabilità ci sarebbero state, come al solito, abbondanti nevicate. Nessuno, però, avrebbe mai sospettato che le temperature polari avrebbero interessato anche Olbia.
Al sopraggiungere del mese di febbraio, infatti, arrivò anche la neve su gran parte della nostra regione per cui anche la nostra città si sorprese sotto un’abbondante coltre. Il fenomeno meteorologico, del tutto straordinario, vide riversarsi per le strade numerosi ragazzi di tutte le età intenti a combattersi accanitamente l’un l’altro con bordate di palle di neve. I miei, comunque, eccezion fatta per il mio fratello maggiore Pietro che in quell’occasione perse il suo anello d’oro a causa dell’insensimilità delle dita delle mani, si divertirono nel cortile di casa. Come si può vedere nella foto, inventarono un paio di sci di legno con i quali calzarono il mio fratellino e, in più, lo dotarono di due racchette ottenute da due manici di scopa ormai in disuso. Poi, come vedi in quest’altra foto, il piccolo, liberatosi da quell’improvvisata attrezzatura, preferì una postura da spettatore infreddolito più che esibirsi in improbabili slalom. Quello sì che fu vero freddo, caro il mio Carlo!
  • Sì, hai perfettamente ragione! Però, ponela tue comente cheres, fora b’at unu frittu ‘e galera!
Beh, como mi recuo e saludami a frade tóu![5] Balzato in piedi e raggiunto l’uscio Carlo mi abbraccia e si avvia portandosi dietro il tepore di casa e il ricordo di un inverno ormai lontano… ©Dionigi Pala [1] Non ti dico del freddo che fa! [2] .. che ti porto un caffè pressato e cremoso. [3] Pressato? O diavolo, non vorrai mica avvelenarmi? Guarda che ho famiglia! [4] Pressato perché io presso il caffè; lo presso per farlo uscire bello caldo e cremoso. Vedrai che ne parlerai con i tuoi! [5] Pensala come vuoi, ma fuori c’è un freddo da galera! Bene, ora rincaso e salutami tuo fratello!