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Poesia in limba: ricordi degli anni vissuti in campagna, "Ammentos in bijone".

Poesia in limba: ricordi degli anni vissuti in campagna,
Poesia in limba: ricordi degli anni vissuti in campagna,
Vanna Sanciu

Pubblicato il 01 August 2015 alle 09:00

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Olbia,01/08/2015 "Ammentos in bijones", ovvero " Ricordi nei sogni", è il ricordo degli anni vissuti in campagna, a "Sa Paulazza", situata a circa sei chilometri di distanza da Olbia. Nel territorio, in cima al colle di Monte a Telti, è ubicato un castello di origine bizantina: il Castello di Sa Paulazza da cui si domina la vallata e il golfo di Olbia. La fortezza fu edificata per volontà dell'imperatore Giustiniano che riconquistò la Sardegna nel 534 d. C., dopo la caduta in mano ai Vandali, con l'obiettivo di creare un presidio militare per difendere il territorio. Per noi bambini "su casteddu" rappresentava un luogo magico, ricco di misteri e di attrazione. Oggi conosciamo la sua vera storia, ma il castello continua ad esercitare il suo fascino su tutti noi e su coloro che si recano a visitarlo. Anche il vento a Sa Paulazza è un imperatore, quando soffia forte il maestrale ci pieghiamo tutti al suo volere e la natura s'inginocchia. Per fortuna i suoi capricci non durano molto! Ricordi di un periodo felice, nonostante i tanti sacrifici che la vita in campagna a quei tempi comportava. Tra i tanti ricordi ce ne sono alcuni molto tristi, come nella vita di ciascuno di noi, ma tutti infinitamente cari. "Ammentos in bijones" Si ti m'ammento in bellas bijones una paule bido in beranu, nuscos de multa, chessa, de lidones, su lèpere fuende a manzanu, bélidos e piantos de anzones, chígulas a boghes, brinchend'in manu. Cracàriu 'e ranas in su putu, achietat piseddos su mulmutu. Mi ch’àlcio a su monte ‘e su Casteddu, 'ido su mare ch'intrat in sa terra, l’apo de ‘mperadore s’ischelveddu chi nos acudant bàrbaros in gherra. Montovadu in s'ìsula che isteddu, sas pedras suas ammentant sa perra. Dae nuraghes betzos fraigadu, sas trupas su logu ant amparadu. Bentos intendo in cussa leàda ‘oltulant téulas comente puma a tragonaja e a s'ispessada, su chimentu ‘e babbautzos a truma, at dad’ a s'isterradu un'allijada, bolat sa terra, est niedd'ispuma. Ma cando si sessant sas burianas bellesa noa incantat sas janas. Intendo risos de criaduras, mamma cantende, sempre fadighende, e babbu istimadu in sas pasturas, in s'oltu a s'abbréschida tzapende. Su toroju pro frade in sas alturas Ancora sa ferida est dolfende. S'ànima in s 'adde galu in paghe s'ammentu in su coro che condaghe. Vanna Sanciu Olbia, 01/08/2015 © Traduzione Ricordi nei sogni Quando ti ricordo nei miei sogni vedo una palude in primavera, sento il profumo del mirto, del lentischio e dei corbezzoli, una lepre che scappa al mattino, il belato e il pianto degli agnellini, il canto delle cicale mentre saltellano sulla mia mano. Il gracidio delle rane nel pozzo, la loro cantilena acquieta i bambini. Salgo in cima al monte del Castello di Sa Paulazza e ammiro il golfo di Olbia, nel sogno, come l'imperatore avverto la paura che arrivino i barbari a conquistare il territorio. Tra i castelli più belli dell'isola, i suoi resti testimoniano la determinazione degli uomini che l'hanno edificato. Costruito con i blocchi di granito dei nuraghi preesistenti, le truppe stanziate nel sito hanno protetto il territorio. Sento i venti che soffiano in quella zona, scoperchiano i tetti come fossero piume, le tempeste arrivano all'improvviso, "orde" di insetti in subbuglio, il piazzale sterrato appare allisciato, i vortici formati dal terriccio sollevato dal vento sembrano schiuma nera. Ma quando cessano i temporali la campagna incanta le fate con la sua bellezza ritrovata. Ora sento le risate di noi bambini, ascolto il canto di mia madre mentre fatica, vedo il mio amato padre impegnato ad accudire il bestiame, all'alba lo vedo zappare nell'orto. Sento il dolore per la perdita dell'adorato fratello, la ferita sanguina ancora. Nella vallata l'anima ritrova la pace, il ricordo degli anni trascorsi in campagna sono sempre nel cuore e lì rimarranno come in un antico e prezioso registro. La foto, gentilmente concessa dall'archeologo Dr. Agostino Amucano, è stata scattata alla fine degli anni Novanta.