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Cronaca

Olbia, scoppia la rabbia degli alluvionati. "Siamo abbandonati"

Olbia, scoppia la rabbia degli alluvionati.
Olbia, scoppia la rabbia degli alluvionati.
Angela Galiberti

Pubblicato il 01 April 2014 alle 16:35

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Olbia, 01 Aprile 2014 - A quasi cinque mesi dalla tragedia che solo nella Città di Olbia ha portato via 9 persone ai loro cari, gli alluvionati hanno deciso di alzare la voce. Basta col silenzio, basta con la vergogna di chiedere aiuto, basta con la solitudine: gli alluvionati pretendono delle risposte. Il volto di questa protesta è quello delle donne: madri, figlie, disoccupate, nonne. Donne con i bambini accanto, con il peso della responsabilità sulle spalle. Donne giovani e meno giovani che si aiutano l'un l'altra, che si danno forza, che non si danno per vinte. Silvana, Francesca, Ornella e tante altri alluvionati olbiesi. Tutti in via Baratta, di fronte alla casa di Fabrizio Pinna, per urlare: "vogliamo risposte". Il gruppetto non è numeroso - del resto oggi, martedì 01 Aprile, è una giornata lavorativa - ma parla per tutte le vittime dell'alluvione di questa zona: via Lazio, via Baratta, via Tre Venezie - insomma Zona Baratta. "Non ne possiamo più, noi vogliamo delle risposte. - dice signora Ornella, forte e disperata allo stesso momento - I politici non si rendono conto di che situazione si è creata. Qua c'è il rischio che qualcuno si suicidi per la disperazione e il dolore". Gli alluvionati riuniti questa mattina da Francesca Cavassa in via Baratta ci raccontano le loro storie e ci mostrano le loro case vuote. Alcune sembrano un cantiere aperto, altre sono ferme al 18 Novembre. E' il caso di una signora anziana con 500 euro di pensione al mese la cui casa è completamente coperta di muffa (foto della galleria fotografica). L'intonaco cade a pezzi, non ci sono più mobili, la stufa a pellet è guasta e l'odore pungente dellla muffa arriva al cervello. Questa signora non può chiaramente mettersi a scrostare i muri da sola e non ha nemmeno i soldi per chiamare un muratore. E' sola come tutti gli altri e non riesce nemmeno a raccontare la sua storia: i suoi occhi pieni di lacrime parlano per lei.Poi anche signora Ornella ci fa entrare nella sua casa, al piano terra. "Guardi questa scala, l'acqua è arrivata al settimo gradino. - dice signora Ornella - Questi mobili sono stati donati da privati e amici. Solo la Croce Bianca mi ha dato qualcosa. Adesso stiamo rifacendo i pavimenti e ci stiamo indebitando". In mezzo a questo mare magnum di disperazione, ci sono storie di ogni tipo. C'è chi a 65 anni suonati si occupa, come tutore, di un ragazzo autistico e della sua casa danneggiata dalla piena. Una casa completamente da rifare. E c'è chi, come Silvana, si occupa della casa di un suo vicino trasferito a Brindisi per questioni familiari e della sua - entrambe alluvionate. "Sono disoccupata e ho due bambini. - racconta Silvana - Sto pagando le rate di un'auto che è parcheggiata in giardino dal 18 Novembre. Per ripararla ci vogliono 3000 euro. Vorrei tanto sapere perchè nelle altre Regioni italiane alluvionate le finanziarie sono state sospese per 8 mesi, mentre in Sardegna non abbiamo avuto mezza sospensiva!". Gli alluvionati olbiesi chiedono chiarezza e chiedono a gran voce che i soldi raccolti vengano dati alle famiglie colpite dall'onda di piena. Le famiglie olbiesi sono pronte a portare le loro fatture per ottenere il risarcimento che spetta loro. Non è una questione di "soldi": i ricordi di una vita, che non hanno prezzo, non potranno mai essere risarciti da nessun "versamento". Questo aiuto in denaro serve solo a ripartire, a rimettere le case a posto, a fare un impianto elettrico. Serve, insomma, a ripartire.