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Pubblicato il 05 January 2018 alle 15:45
Olbia, 07 Gennaio 2018 - Al Giovanni Paolo II continua il malcontento.Le liste d'attesa sono infinite, sia per chi deve ricevere una visita specialistica, sia per chi deve subire un intervento.Secondo l'Assl-Ats sono 30 i giorni di attesa per una visita e i 60 per le prestazioni con uso di apparecchiatura. Termini che puntualmente non verrebbero rispettati, a scapito dei pazienti che dovranno aspettare mesi prima di essere ricevuti. I dati sono stati resi noti da La Nuova Sardegna.
Per un'ernia del disco può trascorrere anche più di un anno. Per una visita oculistica l'attesa diventa di 5 mesi. Per le risonanze magnetiche bisognerà attendere la riapertura nel 2018, con un numero di pazienti da visitare quasi surreale: 350 quelli urgenti, a cui si aggiungono quelli ricoverati. Il problema è sempre lo stesso: lavorare rispettando i tempi, essendo sotto organico, è un'impresa titanica.
Il problema della carenza di organico si riversa in diversi reparti: in pediatria i disguidi comprenderebbero le ecografie, comprese anche quelle per i neonati. Alcune attività erano state sospese per poi essere ridimensionate in quanto i medici devono coprire i turni anche alla Maddalena; il reparto di cardiologia.
Per quanto riguarda il Giovanni Paolo II, si fa poca attività ambulatoriale. Con l'arrivo di tre nuovi specialisti, è stato riaperto solo l'ambulatorio per i pacemaker. Gli altri obblighi vengono smaltiti dalla cardiologia del territorio. Mentre l' attesa per una prova da sforzo è accettabile, si devono aspettare minimo sei mesi per una visita cardiologica o per un ecocardiogramma; reparto di ortopedia che dai 280 interventi l'anno di chirurgia protesica, si è scesi a una sessantina. Calo drastico dovuto all'eliminazione degli straordinari, dei progetti obiettivo e delle prestazioni aggiuntive. Tutta l'attività ambulatoriale e di day surgery è saltata. Per prenotare un intervento all'anca o al ginocchio, l'attesa si fa infinita, perché è tutto fermo dal 2016.
Tanti sono i reparti coinvolti in questo ginepraio di attese e malasanità: medicina, oculistica, ginecologia, ostetricia, chirurgia. Il motivo è sempre lo stesso: la mancanza di una struttura organica solida, capace di offrire un servizio ottimale ai pazienti sia in degenza che in attesa di avere delle risposte.
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