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Cronaca

Olbia. I migranti "fantasmi" e l'ombra della criminalità

Olbia. I migranti
Olbia. I migranti
Angela Galiberti

Pubblicato il 01 October 2016 alle 13:44

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Olbia, 02 Ottobre2016 - Si aggirano per la città quasi come fantasmi. Sono giovani, di sesso maschile. Hanno la pelle scura e parlano poco l'italiano. Sono i migranti scappati dai centri di accoglienza di mezza Sardegna. Raggiungono la città di Olbia con la speranza di potersi imbarcare su una nave e raggiungere il continente. Spesso non sanno nemmeno dov'è la Sardegna: sanno solo che è un'isola: vale a dire l'ennesima barriera tra loro e il sogno di una vita migliore.

Pochi giorni fa, la Polizia Locale di Olbia - guidata dal comandante Giovanni Mannoni - ha compiuto l'ennesimo sgombero. La location? Un evergreen: il ponte di via Dei Lidi che, da sempre, rappresenta un rifugio per chi non ha un tetto sopra la testa e un lavoro. I giovani sgomberati dal ponte erano del Sudan ed erano tutti migranti. Quanti sono, a Olbia, nessuno lo sa. Si sa solo che la centrale operativa della Polizia Locale riceve spesso e volentieri segnalazioni in merito: bivacchi, ricoveri di fortuna, occupazioni "abusive".

Occuparsi di queste persone è complesso, anzi è per lo più impossibile: non hanno documenti, non possono essere identificati e se non delinquono c'è poco da intervenire. Il massimo che si può fare è "sgomberare", eliminare il "degrado", con la consapevolezza che quando scacci una persona da un'auto abbandonata per distruggerla stai togliendo a quella persona l'unico tetto sulla testa che ha. L'affair migranti è fatto soprattutto di queste cose: di persone abbandonate in un posto sconosciuto senza che le stesse autorità sappiano come intervenire. Quando gli agenti della Polizia Locale intervengono non possono fare altro che "sgomberare" perché dal Ministero non arrivano né aiuti né linee guida: in pratica, non c'è un posto dove queste persone possono essere accompagnate per ricevere aiuto e sostegno.

Questa è l'altra faccia dell'accoglienza: decine e decine di persone abbandonate a loro stesse che si aggirano come fantasmi nelle nostre città. Persone, dunque, che diventano facile preda della criminalità o che, per andare avanti, si limitano a un "molesto" (a seconda della sensibilità di ognuno) accattonaggio nei supermercati, nei grandi magazzini e negli ospedali.

Le associazioni olbiesi (e non solo) fanno ciò che possono. In prima linea ci sono le Vincenziane, con la loro mensa in via Canova che dà cibo e calore a tutti coloro che hanno bisogno di un pasto caldo e di una parola gentile; c'è la Caritas con la sua capillare organizzazione e il dormitorio sempre di via Canova; c'è Libere Energie, che si occupa principalmente di senzatetto, ma che non nega mai di aiutare qualcuno che ha bisogno di aiuto.

Secondo una stima, in un anno e tre mesi sono sbarcati in Sardegna più di9000 migranti. A Settembre2016, gli ospiti censiti nelle strutture d'accoglienza erano5.240, di cui 1200 minori. Proprio sui minori è stata aperta un'inchiesta dal Tribunale dei Minori di Sassari e dalla Procura di Tempio. Una cinquantina di minori sarebbero spariti da alcune strutture di accoglienza dell'Alta Gallura. A far scattare le indagini sarebbero state le rivelazioni di un giovane ospite a Porto Pozzo. L'ipotesi è che ci sia in atto una vera e propria tratta di bambini dall'Africa verso l'Europa. C'è di più: la tratta potrebbe esserci anche per le donne (destinate al mercato della prostituzione) e per gli stessi uomini (destinati a rifornire il mercato della mano d'opera a bassissimo costo).

Il tutto viene aggravato e facilitato da questo sistema di accoglienza a macchia di leopardo che non aiuta certamente né a trattare con umanità i disperati che fuggono da fame e guerra, né a individuare i delinquenti che approfittano della disperazione altrui per dar vita a spaventosi traffici criminali.