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Pubblicato il 30 August 2017 alle 16:26
Olbia, 03 settembre 2017 -"Nues de velenu" è stata scritta in seguito al bombardamento chimico avvenuto in Siria nel mese di aprile dell'anno in corso. Isintomi riportati dalle vittime– difficoltà respiratorie, schiuma alla bocca, vomito, pupille ridotte a un puntino – erano compatibili con quelli già riscontrati nei casi di attacchi compiuti con il gas sarin, un tipo di gas nervino che agisce molto rapidamente. Poche ore dopo ci fu un altro attacco, questa volta attuato con armi convenzionali, che colpì l'ospedale che aveva accolto la maggior parte delle vittime.
In quell'occasione morirono anche molti soccorritori che si stavano prendendo cura dei feriti.Una tragedia che mi ha evocato gli orrori della Prima guerra mondiale, quando per la prima volta nella storia militare venne lanciato un attacco su vasta scala con armi chimiche. Iniziò così l’era dei mezzi di distruzione di massa. Durante la seconda mondiale ne fece uso l'impero giapponese contro le truppe cinesi. La Germania non usò i gas nervini in combattimento temendo una devastante rappresaglia condotta con le stesse armi da parte degli alleati, ma fu utilizzatol'acido cianidrico, per uccidere un alto numero di ebrei e di altre vittime nei campi di concentramento.
Speravamo che la storia avesse insegnato la lezione e che mai più si sarebbero ripetuti simili orrori, ma "a s'òmine s' istória non lassat s'iscarmentu". Pagu 'ene nostru!
Nues de velenu A s' òmine s' istória non lassat s'iscarmentu de chie at giumpadusu cancellu chefoza in su 'entu, bestidu detimòria suta sas nues rujas de masellu.
Cadrijas velenosas pro pizos deòdiu cumpostos cun sas manos de s'inferru cheiscur'arròdiu. Mentesabbominosas chi su 'eranu 'oltant in ierru.
Galu pioet gasu in cuzolos de chelu, carralzat de 'irgonza sas istellas ca 'ochit in su gelu brivende de un’asu. Nde furriant pranghendesas barellas.
S'est pèrdida sa nàschida in fritos muntonalzos, istropiados bisos e isperas in allutos brajalzos nch'atraessant sa pàschida e de sos giustos brujant sas banderas.
Elìbberosgià semus chealas chi non bolant, cun sas cadenas de cust'impotèntzia.
Noas nos disconsolant, alciamus sos “oremus” pro un'umanidade indolèntzia.
© Vanna Sanciu
Olbia, maggio 2017
Nubi tossiche
La storia non insegna
bene la lezione
di chi ha varcato il cancello
come una foglia nel vento,
vestito di paura
sotto le nubi rosse del macello.
Graticole velenose
per strati di odio
sistemati con le mani dell’inferno
come un oscuro circuito.
Menti abominevoli
che trasformano la primavera in un gelido inverno.
Ancora piove il gas
da angoli di cielo,
ricopre le stelle di vergogna
perché uccide nel gelo
privando di un bacio.
Retrocedono nel pianto le barelle.
Si sono smarrite le origini
nei freddi mondezzai
i sogni e le speranze storpiati
nelle braci ardenti
che hanno invaso i territori
e bruciano le bandiere dei giusti.
E noi siamo liberi
come ali che non volano
incatenate dalla nostra impotenza
Sconfortati dalle notizie,
solleviamo le nostre preghiere
per un’umanità nel dolore.
© Vanna Sanciu
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