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Cronaca

L'ISPRA boccia il calendario venatorio sardo

L'ISPRA boccia il calendario venatorio sardo
L'ISPRA boccia il calendario venatorio sardo
Olbia.it

Pubblicato il 30 July 2015 alle 09:51

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Olbia, 30 Luglio 2015 - Brutte notizie per la Sardegna. L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha finalmente emanato il parare sul calendario venatorio sardo deliberato lo scorso 9 luglio dal Comitato faunistico regionale. Lo rende noto Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di Intervento Giuridico.

L'ISPRA, con questo parere sostanzialmente vincolante, boccia diversi punti del calendario venatorio proposto dalla Sardegna.

"Come avevamo previsto, si tratta di un calendario venatorio regionale nato morto - si legge nel comunicato stampa del Gruppo di Intervento Giuridico -. Uno dei calendari peggiori di questi ultimi anni: non soltanto non rispetta l'arco temporale previsto dal noto “Key Concepts document on Period of Reproduction and prenuptial Migration of huntable bird Species in the EU”, la guida comunitaria in materia, ma in alcuni casi va contro la normativa vigente in tema di caccia. Questo grazie anche all'ottusa arroganza delle associazioni venatorie e agricole supportate dal rappresentante della Provincia di Olbia - Tempio che ha quasi sempre votato in maniera difforme e contraria alle decisioni assunte dalla Provincia stessa, nonostante i richiami del Presidente del Comitato (il Capo di Gabinetto Franco Corosu, in assenza dell’Assessore Donatella Spano), costretto in più occasioni a far verbalizzare l’illegittimità di molte delle decisioni purtroppo assunte".

Andiamo nel dettaglio e scopriamo cosa l'ISPRA ha censurato:

- per la Tortora la caccia dovrebbe esser consentita a settembre per tre sole giornate nella forma esclusiva della caccia di appostamento;

- apertura della caccia il 20 e il 27 settembre a Pernice sarda, Germano reale, Alzavola, Codone, Canapiglia Fischione, Mestolone, Moriglione, Beccaccino, Gallinella d’acqua, Pavoncella, Frullino, Porciglione, Folaga, Allodola, Quaglia e Cesena;

- caccia a Ghiandaia e Cornacchia Grigia il 20 e 27 settembre e dal 21 gennaio in forma vagante e/o da appostamento;

- dovrebbe esser previsto il solo prelievo mediante appostamento del Colombaccio nel mese di gennaio;

- la caccia alla Beccaccia dovrebbe terminare entro il 31 dicembre, anziché il 31 gennaio;

- la caccia alla Quaglia dovrebbe terminare entro il 31 ottobre, anziché il 31 dicembre;

- la chiusura della caccia a Germano reale, Alzavola, Codone, Marzaiola, Canapiglia Fischione, Mestolone, Moriglione, Beccaccino, Gallinella d’acqua, Pavoncella, Frullino, Porciglione, Folaga dovrebbe avvenire entro il 21 gennaio, anziché il 31 gennaio;

- la chiusura della caccia al Tordo sassello e al Tordo bottaccio dovrebbe avvenire entro il 10 gennaio, anziché il 31 gennaio;

- non c’è un’indicazione dettagliata delle condizioni della caccia alla Pernice sarda riguardo lo status locale e i piani di prelievo;

- dal 21 gennaio la caccia dovrebbe avvenire soltanto a più di mt. 500 dalle zone umide e dalle pareti rocciose per salvaguardare la nidificazione dell’avifauna acquatica e dei rapaci;

- in assenza di puntuali analisi delle rispettive popolazioni faunistiche, la caccia alla Pernice sarda, alla Lepre e al Coniglio selvatico andrebbe vietata. In ogni caso, la data di apertura della caccia non dovrebbe essere prima dell’1 ottobre;

- la caccia alla Volpe dovrebbe avvenire con cacciatore singolo dopo l’1 ottobre, in battuta con i cani nel periodo 1 ottobre – 31 gennaio.

L'ISPRA non ha fatto osservazioni sulla caccia al Cinghiale, prevista anche il giovedì oltre alla tradizionale domenica. "In proposito, si deve sottolineare che l’apertura della caccia al Cinghiale anche al giovedi è stata richiesta esplicitamente con forza dal rappresentante del Corpo forestale e di vigilanza ambientale nel corso della seduta del 9 luglio 2015 del Comitato faunistico regionale a causa della diffusione molto ampia della peste suina africana fra Cinghiali e ibridi quale misura per la migliore attuazione del piano straordinario di eradicazione 2015-2017 (determinazioni Presidenza Regione autonoma della Sardegna n. 2611/86 e n. 2623/87 dell’11 febbraio 2015 + allegato) - sottolinea il Gruppo di Intervento Giuridico -. Esclusivamente per tale motivo e senso di responsabilità i rappresentanti ambientalisti nel Comitato faunistico regionale hanno accolto la proposta, mutando l’originario orientamento contrario".

Per quanto riguarda le azioni future, le associazioni Amici della Terra, Lega per l'Abolizione della Caccia e Gruppo di Intervento Giuridico ricorreranno in sede comunitaria contro il Calendario venatorio sardo 2015/2016 poiché formulato senza la valutazione di incidenza ambientale (V.inc.a).

"Nel 2014 la Commissione europea – Direzione generale “Ambiente” aveva reso noto di aver aperto la procedura di indagine EU Pilot 6730/14/ENVI “diretta ad accertare se esista in Italia una prassi di sistematica violazione dell'articolo 6 della direttiva Habitat” a causa di svariate attività e progetti realizzati in assenza di adeguata procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.INC.A.) in aree rientranti in siti di importanza comunitaria (S.I.C.) e zone di protezione speciale (Z.P.S.) componenti la Rete Natura 2000 - rimarca il Gruppo di Intervento Giuridico -. Fra i casi oggetto d’indagine vi sono il calendario venatorio regionale sardo 2012-2013 e il calendario venatorio regionale sardo 2013-2014 in assenza di procedura di V.INC.A. pur prevedendo la caccia anche entro S.I.C. e Z.P.S. (nota prot. n. ENV.D.2/LS/vf/EU-Pilot/6730/14/ENVI del 15 luglio 2014) e così anche il calendario venatorio regionale sardo 2014-2015. Anche l’I.S.P.R.A., nel parere (nota prot. n. 15625 del 17 luglio 2014) fornito per legge (art. 18 della legge n. 157/1992 e s.m.i.) sul calendario venatorio, aveva segnalato la necessità della procedura di V.INC.A., inascoltato".

Il rischio, secondo l'associazione ambientalista, è che l'Europa apra una procedura di infrazione per queste ripetute violazioni. "Il rischio è sempre più l’apertura di una procedura giudiziaria per violazione della normativa comunitaria sulla salvaguardia degli Habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora (direttiva n. 92/43/CEE) e, in conseguenza di eventuale sentenza di condanna da parte della Corte di Giustizia europea, di una pesante sanzione pecuniaria a carico dell’Italia (e per essa alle amministrazioni pubbliche che hanno causato le violazioni), grazie soprattutto a omissioni o pressapochismo in materia di tutela ambientale, nonostante le tante istanze ecologiste - continua l'associazione nel comunicato stampa -. La procedura di infrazione prosegue e si è arricchita di ulteriori violazioni. Se non viene rispettata la normativa comunitaria, la Commissione europea – su ricorso o d’ufficio – avvia una procedura di infrazione (art. 258 Trattato U.E. versione unificata): se lo Stato membro non si adegua ai “pareri motivati” comunitari, la Commissione può inoltrare ricorso alla Corte di Giustizia europea, che, in caso di violazioni del diritto comunitario, dispone sentenza di condanna con una sanzione pecuniaria (oltre alle spese del procedimento) commisurata alla gravità della violazione e al periodo di durata".

L'Italia ha un poco invidiabile record: 92 procedure di infrazioni aperte, di cui 18 in materia ambientale.