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Cronaca

Il gioco d'azzardo in Sardegna: dipendenze e provvedimenti

Il gioco d'azzardo in Sardegna: dipendenze e provvedimenti
Il gioco d'azzardo in Sardegna: dipendenze e provvedimenti
Olbia.it

Pubblicato il 07 December 2017 alle 16:58

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Cagliari, 07 dicembre 2017 - L’Italia è un malato grave di Gap (gioco d’azzardo patologico): giovani disoccupati, casalinghe, pensionati, che sono le categorie più fragili della società, sono ormai preda indifesa di macchinette mangiasoldi, gratta e vinci, lotterie varie, slot machine diffuse ovunque sul territorio.

Tra le regioni italiane la Sardegna, e in particolare la provincia di Sassari, detiene il triste primato, sia di numero di giocatori patologici, sia di slot machine per numero di abitanti presenti sul territorio. Infatti, secondo i dati forniti dalle unità operative sul Gioco d’azzardo patologico, che si occupano anche di censire e monitorare il fenomeno, nel 2016 i pazienti con una diagnosi conclamata di ludopatia sono stati 616 uomini e 110 donne. E parliamo solo, appunto, di persone uscite allo scoperto, che sono sempre la minoranza di chi combatte giornalmente con la voglia di giocarsi i propri risparmi con una delle 20.000 slot machine presenti sul territorio dell’isola, 1 ogni 90 abitanti.

Sembra che a questa situazione problematica e preoccupante ci siano pochi o nessun rimedio. In effetti bisogna sottolineare che, le armi nelle mani degli amministratori comunali sardi per contrastare l’enorme fenomeno, deboli e spuntate, funzionano come funzionerebbe un pannicello caldo applicato ad un paziente con la broncopolmonite. La realtà dei fatti è, lo sanno tutti ormai, che lo Stato basa una buona fetta delle sue entrate annuali proprio sugli introiti derivanti dal gioco d’azzardo e dalle macchinette mangiasoldi; da qui la poca voglia del legislatore, a livello nazionale, non solo di porre fine al fenomeno con un apparato di leggi all’altezza della situazione, ma nemmeno di prendere coscienza, con studi e ricerche sistematiche sul territorio, delle dimensioni drammatiche del fenomeno.

Gli amministratori locali della Sardegna, dal canto loro, provano a contrastare il dilagare di sale giochi e sale scommesse travestite da tabacchi e bar, con le poche ari amministrative in loro possesso. Ad esempio offrendo incentivi agli esercizi che accettino di dismettere apparecchi elettronici mangiasoldi, o ricorrendo alla legge che vieta la nuova apertura di luoghi per il gioco d’azzardo a 500 metri da chiese, scuole o ospedali. Provvedimenti spesso condannati all’irrilevanza o al fallimento: in primo luogo perché incentivi e sconti sulle tasse sono sempre minori degli introiti che arrivano agli esercenti dalla presenza nei loro esercizi di slot machine e video poker; in secondo luogo perché atteggiamenti di questo tipo vanno a penalizzare, a livello fiscale, chi le macchinette mangiasoldi non ha mai voluto installarle nel suo negozio; infine perché con un semplice ricordo al Tar, di solito, anche il vincolo dei 500 metri cade.

In questo quadro generale di desolazione si accende la polemica politica tutta interna alla Sardegna a livello dell’amministrazione regionale, che vede contrapposto il fronte democratico, al potere dal 2014 con Francesco Pigliaru, e le opposizioni. Il motivo dello scontro sta nella singolare situazione in cui versa l’isola che, di fronte all’iniziativa poco incidente, ma coraggiosa, di tanti amministratori locali, a livello regionale, non solo non ha ancora adottato una legislazione relativa al contrasto del fenomeno delle ludopatie, ma nemmeno sembra abbia intenzione di farlo in un immediato futuro.

Fonte: https://casinolegali.net/