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Pubblicato il 20 July 2015 alle 09:10
Olbia, 19 Luglio 2015 - Un ragazzo semplice, con una presenza da vero divo e una parlata quasi da oratore navigato. Il tutto accompagnato da valori sani, da tanta ironia e da un grande talento. Venerdì sera, all'Aerporto Costa Smeralda, è andata in scena la serata dedicata a Gigi Datome: un vero e proprio elogio al campione internazionale olbiese che si è concesso per oltre un'ora a giornalisti e ammiratori.
L'occasione era, del resto, speciale. La Geasar ha allestito nelle sale dello scalo olbiese una mostra dedicata al grande cestista made in Olbia che racconta, scatto dopo scatto - aneddoto dopo aneddoto, la splendida storia un ragazzo alto e magro che, con fatica e sudore, è partito da una cittadina semi-sconosciuta ed è salito in cima alle vette dello sport mondiale.
"Ho dei bellissimi ricordi sulla scuola. Ho fatto le elementari a Santa Maria, le medie all'Ettore Pais e due anni al Gramsci - ha raccontato Gigi Datome -. Avevo un piede enorme anche alle elementari! Ho iniziato a giocare alla Santa Croce, che è stata una grande scuola di vita. Il quinto pannello è dedicato a Siena, dove mi sono trasferito quando avevo 15 anni. Era il periodo in cui dovevo decidere se fare il professionista. E' stato un grande impegno. Tanti bei ricordi, tanti scudetti, i primi esordi in Serie A. Poi sono andato a Scafati, che è una cittadina attaccata a Pompei. Lì ero titolare, mi hanno dato fiducia e mi hanno fatto giocare".
Poi è arrivata Roma: i 5 anni più importanti della sua carriera. Datome è uno sportivo vero: ama mettersi alla prova, ama superare i limiti, ama dimostrare tutto il suo valore. A Roma era il cambio di De La Fuente: una grande, grandissima responsabilità - oltre che un onore. "Era una squadra fortissima - ha ricordato il cestista olbiese -. Il terzo anno è stato molto importante perché sono riuscito a convicere la società a darmi fiducia, a investire su di me. La stagione in cui abbiamo deciso di tagliare il mio stipendio è stata la stagione in cui abbiamo vinto tutto ciò che c'era da vincere. Quell'anno ho vinto il premio come miglior giocatore".
L'anno della consacrazione romana è stato l'anno dell'addio all'Italia e dell'arrivo in America per l'NBA: prima Detroit, con i Pistons, poi la splendida Boston, con i mitici Celtics. "L'NBA è stata una grandissima emozione, un sogno realizzato - ha continuato Gigi Datome -. Però poi è iniziato il non giocare e mi hanno comprato i Celtics. A Boston, con una maglia storicissima, ho avuto la più bella esperienza nell'NBA. Vivere a Boston è stata una bellissima esperienza, è una città splendida".
L'America è stata molto formativa per Gigi Datome. Alla fine, ha deciso di spostarsi in Turchia, al cospetto dell'allenatore europeo più grande di tutti i tempi, Želimir Obradović, che allena la UIker Fenerbahce. Per Gigi si tratta di una nuova sfida, l'ennesima della sua carriera. "Sulla carta siamo forti - ha sentenziato il campione -, però dobbiamo dimostrarlo". E dimostrare il talento, la bravura, la forza e la tecnica è la grande ossessione del nostro cestista preferito.
Adesso per Datome si spalancano le porte della nazionale, che lui frequenta da ben 15 anni. "Da 15 anni sono in nazionale - ha detto Datome -, ne sono diventato il capitano nel 2013. E' una cosa che mi rende molto orgoglioso. Non mi sento il terzo giocatore più forte d'Europa, bisogna prima dimostrarlo e per dimostrarlo bisogna vincere".
E sulla Dinamo si è espresso così: "Ciò che ha fatto la Dinamo è stato straordinario. Ha avvicinato tante persone al basket e ho vissuto con molto trasporto ciò che è successo".
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