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Cronaca

Disabilità. Sardegna eccellenza, perché smantellare?

Disabilità. Sardegna eccellenza, perché smantellare?
Disabilità. Sardegna eccellenza, perché smantellare?
Olbia.it

Pubblicato il 06 July 2015 alle 18:54

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Olbia, 06 Luglio 2015 - La Sardegna non ha solo grandi problemi da risolvere: ha anche tante eccellenze. Una di queste riguarda l'applicazione della 162/98 e gli ormai famosi piani personalizzati destinati alle persone con grave disabilità. Da diversi mesi i disabili sardi e le loro famiglie stanno lottando affinché le buone prassi avviate dalla Sardegna non vengano smantellate per fare cassa. E' questo, infatti, il rischio che corrono centinaia di famiglie alle prese con cure costose e un inserimento nella società che, senza piani personalizzati, diventa una chimera.

Questa eccellenza sarda è in via di smantellamento graduale e inesorabile. A poco a poco, spicciolo dopo spicciolo, i piani personalizzati subiscono attacchi. E' vero che la sanità sarda ha un grosso deficit, ma è anche vero che l'assistenza domiciliare costa molto meno di quella in istituto.

Pubblichiamo il comunicato stampa dell'associazione olbiese SensibilMente che sta lottando, insieme alle altre associazioni sarde, per evitare i tagli ai piani personalizzati.

La legge 162/98 e le buone prassi sulla disabilità in Sardegna.

La legge 162 del 1998 è una legge nazionale ad applicazione regionale, che in Sardegna ha visto la sua applicazione più innovativa e adeguata ai bisogni delle persone con grave disabilità. I piani personalizzati 162 consentono di superare la vecchia visione del disabile come soggetto da istituzionalizzare e aprono la strada all'inclusione in famiglia, a scuola e nella società più in generale. Il piano personalizzato cosi finanziato, consente interventi socio-assistenziali ed educativi da svolgere al domicilio del disabile anziché in istituto, permettendo, tra l'altro, un importante sgravio ai conti pubblici che beneficiano della domiciliarietà dei servizi, certamente meno costosa delle istituzionalizzazioni.

La 162, cosi come la conosciamo in Sardegna, è il fiore all'occhiello della sanità regionale e delle politiche sociali sull'handicap, cosi all'avanguardia da essere portata come modello. Il modello Sardegna dovrebbe essere baluardo e bandiera di tutta la politica, regionale e nazionale, e dovrebbe essere esteso a tutte le altre regioni. In realtà nel resto d'Italia, nascono sempre più spesso comitati e movimenti che vorrebbero l'applicazione della 162 con gestione indiretta (cioè con la possibilità di scegliere gli operatori da parte del disabile o della famiglia) cosi come è in Sardegna, invece nel resto della penisola, i soldi stanziati sono pochissimi e non è permesso scegliere; un ora alla settimana di un operatore mandato dal comune deve bastare alle famiglie, l'alternativa è l'istituto.

Riguardo all'autismo, il finanziamento 162 permette di implementare l'intervento terapeutico dei bambini, rispetto alla scarsa copertura offerta dal SSN.

La 162 è quindi un sistema che consente di ottimizzare gli interventi lasciando il disabile in seno alla famiglia e quindi, nella società, cosi come dovrebbe essere applicato il vero principio di inclusione sociale. Una “buona prassi”, di quelle che consentono miglioramenti nella qualità della vita delle persone in difficoltà e consentono, al medesimo tempo, una riduzione dei costi sui conti pubblici.

Dal 2004 ad oggi le coperture per la 162, provenienti dal fondo per la non autosufficienza, sono aumentate costantemente e per il 2015 sono di 104 milioni di euro.

Già da diversi mesi avevamo sentore che il fondo sarebbe stato tagliato, a febbraio siamo riusciti a scongiurare un taglio cospicuo in bilancio e dopo mesi di attesa, con la delibera 33/11 del 30 giugno 2015 i tagli si sono concretizzati. I piani con punteggio inferiore ai 70 punti, una platea di circa 30 mila soggetti disabili, subiscono tagli che vanno dai 250 ai 150 euro annui.

Taglio irrisorio per taluni, mortificante per noi.

Mortificante perchè non salva le sorti della sanità regionale ma è un chiaro segnale. Un segnale allarmante, ci stanno dicendo “questo sistema non vale poi cosi tanto” considerando forse che l'istituto sia più valida alternativa e ci chiediamo per chi, visto che la collettività avrebbe costi triplicati.

Le famiglie sono sul piede di guerra, NON si può tornare indietro e non si tornerà indietro. Attendiamo ancora gli sviluppi in consiglio regionale e portiamo avanti, come Comitato delle famiglie per l'applicazione della 162 e insieme all'Abc Sardegna, le nostre azioni diplomatiche con i consiglieri regionali di ogni parte politica, che in diverse occasioni hanno criticato il taglio.

Il 24 luglio si svolgerà a Sassari un incontro tra il Comitato famiglie per la 162 e le associazioni del nord Sardegna, al fine di aggiornare e discutere un'azione comune ed incisiva per chiedere ed esigere il necessario cambio di direzione da parte della Giunta regionale. L'incontro è aperto a tutti e auspichiamo una massiccia partecipazione.

Ne va del futuro dei nostri figli, ne va dell'applicazione di una “buona prassi” che NON deve diventare storia che fù.

Dott.ssa Veronica Asara – Presidente sensibilMente onlus - Olbia