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Pubblicato il 27 April 2015 alle 11:34
Olbia, 27 Aprile 2015 - Al convegno sul Turismo attivo che si è svolto qualche giorno fa nell'aula magna della Facoltà di Economia del Turismo di Olbia vi era il gotha dell'istruzione universiaria e dell'intellighenzia politica locale: sindaci, assessori, professori, consiglieri regionali. A fare la parte del leone, però, è stata l'esperienza: quella sul campo, fatta di calli sulle mani, lavoro concreto e idee. Per una volta i professori e i politici sono stati ad ascoltare perché a parlare erano gli operatori che tutti i giorni praticano sul campo il cosiddetto turismo attivo: un modo diverso di concepire il territorio, decisamente lontano dalla monocoltura dell'ombrellone e dello stabilimento balneare.
A portare gli operatori sul banco dei relatori sono stati i giovani ex studenti della Facoltà di Economia del Turismo che, dopo la laurea, hanno deciso di fondare un'associazione - l'ALEO - e di promuovere sia la cultura universitaria, ma soprattutto la cultura del turismo: una cultura che non è fatta solo di numeri o di idee, ma di numeri e idee messi insieme. E così, mentre il professor Carlo Marcetti moderava il dibattito, gli operatori hanno preso parola e portato esempi concreti su come la Sardegna può essere sfruttata senza fare grossi investimenti (a parte il caso del golf, che merità però un discorso a parte).
Ad aprire le danze è stato Marcello Usala, rappresentante della rete Sardinia Grand Tour. "7000 mila tedeschi pianificano la loro vacanza partendo dalla bicicletta - ha esordito Marcello Usala -. E questo non è il mercato più interessante. Negli Stati Uniti c'è una grande propensione alla spesa, diciamo dagli 8000 dollari in su". Usala ha però sottolineato un fatto importante: la Sardegna, se vuole diventare una meta del turismo attivo a livello mondiale deve necessariamente garantire l'apertura delle strutture tutto l'anno. "Qualche giorno fa, con molta difficoltà, abbiamo dovuto convincere a trasferirsi nel sud della Sardegna due gruppi - ha sottolineato Usala -. Loro volevano solo la Costa Smeralda". In un periodo, però, in cui la splendida Arzachena è ancora dormiente. Il cicloturismo è una delle realtà economiche che sta emergendo a livello internazionale. La Sardegna, per le sue caratteristiche, è una meta perfetta, ma servono più servizi ad hoc per questi turisti e una rete sempre più fitta di operatori. Come caso di scuola è stato portato quello di Tresnuraghes: un paesino sardo che è diventato molto famoso all'estero grazie a una villa liberty recuperata, restaurata, trasformata in un albergo e divenuta in tempi brevi una delle mete preferite dei turisti che amano lo sport all'aria aperta.
Altro giro, altra esperienza. Eugenio Degortes ha portato all'attenzione della platea la CanyoninGallura: un'associazione che si occupa di valorizzare l'immenso patrimonio naturalistico gallurese attraverso le discipline alpinistiche. Degortes, prima di prendere la parola, ha mostrato alla platea due videoclip e una galleria fotografica che hanno lasciato letteralmente a bocca aperta i presenti. "In Gallura abbiamo tanti fiumi - ha detto Eugenio Degortes, facendo scorrere sullo schermo dei paesaggi mozzafiato -. Questo è un buon prodotto turistico. Il canyoning , o torrentismo, è praticato in tutta l'Unione Europea. In Gallura abbiamo la possibilità di praticare questo sport, che non è uno sport estremo". Gli esempi portati da Eugenio Degortes hanno affascinato il pubblico presente in sala: torrentismo, trekking, discesa in corda, teleferica. Bastano un buon paio di scarpe, attrezzatura noleggiata, una discreta preparazione atletica (ci sono percorsi per tutti i gusti) e, a pochi chilometri dal centro abitato di Olbia, si possono vivere delle emozioni irripetibili. Il tutto senza impattare minimamente sull'ambiente e senza rischiare la vita: perché per Eugenio Degortes - che nella vita di tutti i giorni è un vigile del fuoco - la sicurezza viene prima di tutto.
Dopo le corde e la natura incontaminata, ecco la natura addomesticata del golf. Ne ha parlato Marco Berio, direttore del Pevero Golf Club: una delle strutture più importanti a livello nazionale ed internazionale. "Il golfista ha un'ampia propensione allo spostamento - ha sottolineato Marco Berio -. Nel mondo ci sono 50 milioni di praticanti. Non simpatizzanti, praticanti. Abbiamo 80 gare in calendario tutto l'anno. Noi crediamo molto alla collaborazione tra operatori e siamo pronti a collaborare".
Poi è stato il turno del windsurf con Stefano Pisciottu, presidente dell'associazione sportiva Club Porto Liscia. "A livello mondiale ci sono solo tre posti dove fare del buon windsurf - ha esordito Stefano Pisciottu -. Le Canarie, le Hawaii e la Sardegna. Anche i surfisti amano spostarsi". E così via, fino alla tavola rotonda dove operatori, studenti, laureati e politici si sono confrontati.
Morale della favola? Spazio alle idee, allo studio e all'esperienza: la politica deve imparare ad ascoltare e a seguire le indicazioni di chi, tutti i giorni, lavora per valorizzare la Sardegna.
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