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Cronaca

Cani aggressivi, Associazione Olbia Animali Volontari Liberi: le istituzioni devono fare la loro parte

Cani aggressivi, Associazione Olbia Animali Volontari Liberi: le istituzioni devono  fare la loro parte
Cani aggressivi, Associazione Olbia Animali Volontari Liberi: le istituzioni devono  fare la loro parte
Angela Galiberti

Pubblicato il 05 July 2014 alle 15:56

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Olbia, 05 Luglio 2014 - La lettera firmata da Pietro Carzedda inerente ai cani "da combattimento" e ai controlli che l'amministrazione dovrebbe fare nei luoghi pubblici, sta ancora risuonando nelle orecchie di tutti i volontari che, ad Olbia, si occupano di randagismo. Nei giorni seguenti la pubblicazione della lettera di Carzedda, il volontariato animalista olbiese è letteralmente saltato giù dalla sedia. Ogni giorno, specialmente nel periodo estivo, i volontari olbiesi sono in trincea contro gli abbandoni, i cani vaganti, i cani smarriti e i cani feriti o maltrattati. Un lavoro "di cuore" che si scontra, spesso e volentieri, con la cecità delle istituzioni. La realtà più conosciuta è quella della Lida e del Rifugio dei Fratelli Minori. Ma accanto alla Lida, vi sono tante altre associazioni che nel più assordante silenzio si danno da fare per sterilizzare cani e gatti, curare animali feriti, trovare una famiglia agli animali abbandonati. Una di queste associazioni è Olbia Animali Volontari Liberi, presieduta da Barbara Piccinnu. "La legge 281/91 "Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo"esiste in Italia da 23 anni e dice chiaramente come si deve controllare il fenomeno randagismo - spiega Barbara Piccinnu -. Ovviamente ogni regione e ogni comune, ai sensi di questa legge, dovrebbe avere il suo regolamento. Laddove non esiste tale regolamento, fanno testo quelli preesistenti relativi alla gestione del benessere cittadino. Se trovate un cane ferito in strada bisogna chiamare, come la regola impone, i vigili urbani. Loro sono gli unici autorizzati a chiamare la Asl che predispone il prelievo dell'animale. Il problema è che spesso noi volontari, ma anche i cittadini singoli, ci ritroviamo da soli in questa lotta". Quando un cittadino si vede rimbalzato a vario titolo dalle istituzioni chiama i volontari, sui quali si scarica tutto il peso della lotta al randagismo. Un peso enorme. Per rendersene conto basta passare qualche ora su Facebook e contare gli appelli lanciati dai volontari e dalle associazioni. "E' importantissimo ricordare che le forze dell'ordine sono obbligate a rispondere alle nostre chiamate - sottolinea Barbara Piccinnu - e che se ciò non avviene si tratta di omissione d'atti d'ufficio. Dobbiamo imparare far rispettare le normative, dobbiamo farci valere". Le normative non impongono solo il recupero di un animale abbandonato o ferito sotto segnalazione di un cittadino, ma anche altre cose utili come il riconoscimento delle colonie feline. Una battaglia, quest'ultima, che Olbia Animai Volontari Liberi sta conducendo a colpi di firme con una petizione on line. " Come associazione, abbiamo fatto richiesta del regolamento per la tutela delle colonie feline ad Olbia - racconta Barbara Piccinnu -. Abbiamo protocollato la nostra richiesta nel mese di febbraio e stiamo ancora aspettiamo notizie". Il riconoscimento delle colonie feline è importantissimo per i volontari che si occupano dei gatti che vivono liberi senza una famiglia. Le colonie feline hanno diritto a diversi trattamenti, come ad esempio la sterilizzazione gratuita. Inoltre, per quel che concerne la cura degli animali che vivono in linertà (gatti o cani di quartiere), questa dovrebbe avvenire d'intesa con le associazioni e le istituzioni. In assenza di un regolamento che fissa diritti e doveri, però, tutto è lasciato al caso e all'improvvisazione. Mentre la legge 281/91 rimane lettera morta. L'appello di Olbia Animali Volontari Liberi è tanto chiaro quanto semplice: l'unico modo per prevenire episodi come quello del pitbull in viale Aldo Moro è cancellare il randagismo, l'abbandono e il maltrattamento degli animali, e questo si può fare solo rispettando la normativa e facendo controlli seri sul territori. Del resto, l'adagio dice che "prevenire è meglio che curare", mentre gridare "al lupo, al lupo" solo dopo un'aggressione (una delle tante), proponendo soluzioni tampone, non fa onore a chi, come amministratore, dovrebbe lavorare per debellare il problema alla radice.