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Caccia al daino. L'allarme del Grig: pochi esemplari, nessun danno all'agricoltura

Caccia al daino. L'allarme del Grig: pochi esemplari, nessun danno all'agricoltura
Caccia al daino. L'allarme del Grig: pochi esemplari, nessun danno all'agricoltura
Olbia.it

Pubblicato il 16 November 2015 alle 18:30

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Olbia, 16 Novembre 2015 - Caccia al daino? Secondo il Grig, Gruppo di intervento giuridico, il Consiglio Regionale starebbe pensando di riaprirla. Tutta colpa della proposta regionale n°227 intitolata "Norme in materia di danni all'agricoltura da fauna selvatica. Modifiche alla legge regionale n. 1 del 1977 e alla legge regionale n. 23 del 1998 e interventi per la lotta alla peste suina". Proposta, questa, depositata a Giugno e in discussione in questi giorni nella quinta commissione del Consiglio Regionale.

"Il Daino è attualmente presente in Sardegna soltanto nel parco naturale regionale “Porto Conte” e in poche altre Foreste demaniali della Regione autonoma della Sardegna (es. Limbara) con un numero estremamente contenuto di esemplari. Nel Parco naturale regionale “Porto Conte”, dov’è presente la massima densità in Sardegna, ne sono stati censiti solo 243 (vds. censimento 2014).Altro che individuarvi un piccolo impianto di macellazione per carni “d.o.c.” di selvatico - scrive il Gruppo di intervento giuridico in una nota stampa -.Qualsiasi eventuale esubero di esemplari presenti, può essere agevolmente risolta trasferendo quelli in surplus in altre aree forestali (in primis Foreste demaniali) attraverso reintroduzioni mirate.Si ricorda che il Daino in Sardegna, introdotto in epoca fenicia e romana, si estinse proprio a causa della caccia (nel 1968 venne uccisa l’ultima esemplare a S’Arcu e su Cabriolu, sul Massiccio dei Sette Fratelli). Venne in seguito reintrodotto con esemplari provenienti in buona parte della Tenuta presidenziale di San Rossore".

Per quanto riguarda i danni all'agricoltura, per il Grig questi ultimi non sussisterebbero. "In merito ai danni all’agricoltura è fondamentale evidenziare che gli squilibri ambientali concernenti la fauna selvatica sono stati causati in grandissima parte dall’intervento antropico, a iniziare dalle immissioni di Cinghiali (Sus scrofa) a fini venatori in varie parti del territorio regionale (La Maddalena, S. Antioco, Carloforte, ecc.).Recentemente (maggio 2015) è stato validato dall’Assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente il Report sui danni arrecati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica in Sardegna (2008-2013): i maggiori danni alle produzioni agricole risultano esser stati arrecati dal Cinghiale (Sus scrofa meridionalis) o, molto spesso, da ibridi CinghialexMaiale, seppure a macchie di leopardo - scrive il Grig -. Purtroppo, a causa dell’assurdo persistere dell’allevamento incontrollato allo stato brado del Maiale, continua a esserci una diffusione molto ampia della peste suina africana fra Cinghiali e ibridi, come indicato chiaramente nel piano straordinario di eradicazione 2015-2017 (determinazioni Presidenza Regione autonoma della Sardegna n. 2611/86 e n. 2623/87 dell’11 febbraio 2015 + allegato). E questo sì, è un vero problema da affrontare e risolvere una volta per tutte".