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Cronaca

Cabras, il fascino dei Giganti continua a attirare turisti

Cabras, il fascino dei Giganti continua a attirare turisti
Cabras, il fascino dei Giganti continua a attirare turisti
Angela Galiberti

Pubblicato il 25 January 2015 alle 13:39

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Cabras, 25 Gennaio 2015 – L'attrazione fatale e misteriosa dei Giganti di Mont'e Prama non accenna a diminuire. Il Museo di Cabras, un piccolo (ma fornitissimo) baluardo culturale situato sulle sponde del celeberrimo stagno, è un continuo via vai di curiosi e appassionati di ogni età. I Giganti, statue in arenaria risalenti al periodo finale dell'età nuragica, richiamano a loro schiere di giovani e anziani provenienti dai più remoti angoli della Sardegna e non solo.

Ad attirare è il mistero che avvolge questi imponenti massi di roccia finemente scolpita. Un mistero che si perde nelle pieghe del tempo e che arrovella le più eminenti personalità del mondo accademico. Chi erano i Giganti? Chi rappresentavano? Perché erano lì? Perché sono stati abbattuti? A queste domande devono rispondere gli archeologi che, sulla base dei ritrovamenti, formulano ipotesi più o meno verosimili.

Giganti di Mont'e Prama: l'ultimo baluardo, forse, dei nuragici. La visita al Museo di Cabras è una tappa obbligata per chi vuole conoscere un po' più a fondo la Storia antica della Sardegna. Il museo, il cui ampliamento è in fase di appalto, è ricchissimo in reperti di ottima fattura e di altissimo valore storico. Le ciotole finemente decorate, le punte di freccia, le antiche steli funerarie, i gioielli, le ancore raccontano eventi e storie lontanissime nel tempo di un territorio ricco e fertile che ha sempre garantito all'essere umano dei livelli di sussistenza accettabili. I primi ritrovamenti risalgono, infatti, al V millennio a.C. (Cultura di Bonuighinu), quasi 7'000 anni fa. Come ben spiegano le preparatissime guide del Museo di Cabras, il territorio cabrarese è sempre stato al centro dell'attenzione umana: lo stagno garantiva pesce e sale, il mare consentiva collegamenti commerciali, il porto permetteva approdi sicuri, la terra restituiva frutti e cereali in abbondanza. Solo nell'area di Cabras si contano circa 100 monumenti nuragici: alcuni scavati dagli archeologi, alcuni riusati nel tempo come a Tharros, alcuni in attesa di indagini, altri distrutti. I 100 siti nuragici non sono un eufemismo: basta osservare con attenzione il paesaggio per notare, ai lati delle strade principali, i resti più rappresentativi della cosiddetta civiltà nuragica: i nuraghi. In questo contesto, evidentemente ricco, è inserito il complesso funerario di Mont'e Prama datato tra il VIII sec. e il VII sec. a.C., vale a dire alla fine dell'età nuragica. Un periodo oscuro per gli archeologi che, invece, grazie a questa necropoli sta lentamente venendo alla luce. Le preparatissime guide del Museo di Cabras, prima di introdurre i visitatori alla sala dei Giganti, spiegano con dovizia di particolari e tanta passione il contesto nel quale i Giganti sono stati eretti e come sono stati ritrovati. Una storia affascinante e ricca di colpi di scena, di inaspettata generosità e di continue sorprese. I Giganti di Mont'e Prama sono stati trovati nel 1974 da alcuni agricoltori della zona che, invece di nascondere la scoperta, hanno chiamato immediatamente le autorità competenti. Erano troppo curiosi e strani quei massi di roccia per essere ignorati o sepolti nella terra. Sono dunque 40 anni che i Giganti solleticano la fantasia e gli studi degli specialisti del settore. Lilliu dedicò a loro la copertina di un suo celebre libro e per un tempo troppo lungo si è rimasti in attesa dei finanziamenti per il restauro. Alla fine, non senza qualche polemica, i fondi sono arrivati e i giganti hanno potuto raggiungere il centro di Li Punti (a Sassari) per essere coccolati da mani esperte. La necropoli di Mont'e Prama, grazie alle campagne di scavo, ha restituito 5000 pezzi di materiale. Un puzzle infinito che solo adesso, con le moderne tecnologie, sarà possibile ricomporre. Intanto, si può ricostruire almeno per sommi capi la struttra del sito, almeno secondo una delle ipotesi più accreditate. La necropoli di Mont'e Prama era situata a lato di una importante via di comunicazione dell'epoca. I Giganti, una trentina di grandi statue in arenaria, erano probabilmente posti in fila lungo la strada per essere visti, ammirati e forse incutere rispetto e timore. Secondo questa ricostruzione, le statue erano poste sopra la lastra delle tombe ritrovate dagli archeologi, all'interno delle quali sono stati trovati dei corpi accovacciati (uno per ogni tomba), per lo più uomini. L'età di questi defunti è compresa tra i 17 e i 50 anni, la causa della morte (per ora) è sconosciuta. Si pensa che questi uomini fossero delle eminenti figure della società dell'epoca: forse dei capi religiosi, forse dei capi politici, forse dei guerrieri, forse tutte queste figure assieme. Un'ipotesi affascinante riguarda l'esatta rappresentazione dei giganti, i quali raffigurerebbero il defunto posto sotto ai loro piedi. L'elemento più importante che fa pensare ciò agli esperti è il fatto che le statue sono tutte diverse. Alcuni sono atletici e longilinei, altri quasi “palestrati”, alcuni sono più bassi o più alti, altri hanno la “pancetta”. Questi particolari si riescono a notare nonostante alcune statue siano, purtroppo, molto rovinate. Un'altra ipotesi, invece, afferma che le statue sarebbero state situate in un'area diversa rispetto alle tombe, probabilmente a semicerchio per ricordare le tombe dei giganti. Insieme alle statue antropomorfe, la necropoli di Mont'e Prama ha restituito dei betili e ben 13 modellini di nuraghe. Solo gli occhi esperti degli studiosi sono riusciti a capire che quelle curiose pietre scolpite rappresentavano i nuraghi come effettivamente apparivano ai nuragici. Vere e proprie strutture complesse, con più torri e con camminamenti superiori. Sul come sia stato distrutto questo centro religioso dell'età nuragica non si sa molto. E' molto probabile che le statue siano state distrutte volontariamente nel momento in cui la civiltà nuragica giunse politicamente e socialmente al termine.

Il successo dell'esposizione. Da quando i Giganti di Mont'e Prama sono diventati visitabili, Cabras è diventata meta di “pellegrinaggio” culturale. Il museo che ospita le statue, il cui ampliamento è in itinere, è ormai il centro del turismo culturale dell'intero territorio. Non che prima dei Giganti non vi vossero attrazioni: la vicina Oristano e la sua Sartiglia, la piana di Arborea, gli stagni, i numerosi siti archeologici come Tharros, la vicinanza con Bosa, rendono questa parte di Sardegna una delle aree privilegiate per il turismo culturale di alta qualità. I Giganti di Mont'e Prama, però, hanno risvegliato qualcosa di atavico, una sorta di richiamo alle radici più profonde della cultura sarda. Oltre alle scolaresche, il museo è meta di tanti anziani che sfidano gli acciacchi dell'età per andare a osservare gli occhi enigmatici di queste statue. Per non parlare dei giovani che si avvicinano alla storia e alla cultura proprio grazie a queste affascinanti statue. Inevitabile pensare alle ricadute economiche di questo “brand” nato quasi involontariamente e alla crescita che ne potrebbe derivare. La speranza è che da questo piccolo, ma ricchissimo, angolo di Sardegna parta uno “tsunami” imprenditoriale che trasformi l'intera isola in una grande attrazione storico-naturalistica da gustare oltre i tre mesi di canicola estiva. La destagionalizzazione, quella vera, potrebbe partire proprio da qui: dai Giganti di Mont'e Prama e dai loro enigmatici occhi rivolti ai sardi di oggi in crisi di identità (soprattutto economica).

Raggiungere i Giganti di Mont'e Prama. Le statue dei Giganti sono esposte al Museo di Cabras e al Museo Nazionale di Cagliari. Per raggiungere Cabras è sufficiente prendere la SS 131 dcn e uscire a Oristano. Il museo si trova in Via Tharros. Al momento, le indicazioni stradali scarseggiano, mentre il gps può portare erroneamente a Tharros che si raggiunge percorrendo l'ominima strada che congiunge la penisola del Sinis a Cabras. La struttura museale, però, è nella periferia del paese e si affaccia sullo stagno. Nella galleria è presente l'itinerario ricavato da Google Maps, nonché gli orari del museo.