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Pubblicato il 22 September 2017 alle 17:57
Cagliari, 22 settembre 2017 - Non voleva quel figlio che portava in grembo poiché frutto di uno stupro avvenuto in Libia. Lo ha ripetuto sempre, fino allo sfinimento, anche una volta approdata in Sardegna. Un grido, il suo, rimasto in un certo senso inascoltato: la donna, una 20enne di origine nigeriana, ha fatto da sé, trovando il modo di procurarsi un aborto spontaneo. Le indagini su questo terribile fatto di cronaca, avvenuto il 26 luglio a Cagliari in un centro accoglienza, sono state chiuse e le indagate sono tre: la donna che si è procurata l'aborto e due sue connazionali che l'avrebbero aiutata. Le tre donne sono accusate di aver violato la legge 194 che regola l'interruzione volontaria di gravidanza.
Il fatto era stato scoperto poco dopo l'aborto spontaneo, poiché la donna si era sentita male ed era stata portata in ospedale. Il feto, di sesso femminile, era stato nascosto sotto il letto all'interno di una busta: l'autopsia ha appurato che era morto al momento dell'espulsione.
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